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Toti ai domiciliari per corruzione, ora si spiega quel boom del 22% alle regionali del 2020

6 mesi fa 7
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Il Presidente della Liguria Giovanni Toti è stato arrestato Martedì mattina dalla Guardia di Finanza. La Procura di Genova ha disposto per lui gli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Toti è coinvolto nell’inchiesta del Dda e dalla Guardia di Finanza, nell’ambito delle concessioni portuali e finanziamenti elettorali. Il Presidente della Liguria avrebbe dovuto partecipare stamattina a una conferenza stampa per l’incontro tra Flavio Briatore e il Sindaco di Ventimiglia Di Muro. Invece, attraverso l’ordinanza firmata dalla gip Paola Faggioni, è stato atteso fuori dall’hotel dove alloggiava a Sanremo e scortato all’esterno dalle Guardie. Insieme a Toti sono coinvolti nell’inchiesta altre nove persone, tra cui l’ex Presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, l’imprenditore del porto di Genova Aldo Spinelli e il figlio Roberto. Il primo è stato sottoposto all’ordinanza di custodia cautelare, il secondo agli arresti domiciliari. A gli imprenditori Spinelli e l’ex Presidente Signorini, è stato sequestrato un patrimonio del valore di 570.000 euro.

Le carte della Procura

Secondo quanto emerge dalla carte della Procura di Genova, si contesta a Toti «di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte dell’impegno di ‘trovare una soluzione’ per la trasformazione della spiaggia libera di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”» e anche «di agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo Spinelli e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali e di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal rinfuse Genova S.r.l.» (controllata al 55 per cento dalla Spinelli S.r.l.). In base alle carte, risulta anche che gli Spinelli avrebbero chiesto anche gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante. Sarebbe stato chiesto a Toti anche di «agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter».

Spinelli e Signorini

Quindi, stando a quanto emerge dall’inchiesta, Aldo e Roberto Spinelli avrebbero finanziato con 75.000 euro il Comitato Elettorale di Toti. In cambio, il Presidente della Liguria gli avrebbe concesso il rinnovo trentennale della concessione del Terminal Rinfuse e l’assegnazione di altri spazi portuali. Non solo, Toti avrebbe dato via libera a un procedimento per riqualificare le ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure, con l’intenzione di farlo diventare un resort di lusso. Per corrompere l’allora capo dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini, Spinelli li avrebbe pagato soggiorni di lusso ed escort a Montecarlo. In particolare, si legge dalle carte: «22 soggiorni di lusso a Montecarlo presso l’Hotel de Paris, per un totale di 42 notti, comprendenti anche giocate al casinò e servizi extra quali servizi in camera, massaggi e trattamenti estetici, partecipazione ad eventi esclusivi, quali la finale del torneo internazionale di tennis Rolex Monte Carlo Masters” o serate per un valore complessivo superiore a 42mila euro, nonché fiches da effettuare per le puntate alla Casa da Gioco di Montecarlo, una borsa Chanel e un bracciale in oro marca Cartier del valore di 7.200 euro».

I favori elettorali

Per accaparrarsi i voti, Giovanni Toti avrebbe chiesto anche il “sostegno” della catena di supermercati Esselunga. Infatti con l’avvento delle giunte guidate da Toti, Esselunga avrebbe aperto i suoi primi punti vendita in Liguria. Il consigliere di amministrazione della catena di supermercati Francesco Moncada aveva finanziato dei passaggi pubblicitari per le Elezioni comunali del 2022. Toti e il suo capo di gabinetto Matteo Cozzaniavrebbero accettato il compromesso e aperto altri supermercati Esselunga a Sestri Ponente e a Savona. Non solo, Cozzani è stato anche accusato di corruzione elettorale con aggravante mafiosa, per aver agevolato l’attività di Cosa Nostra, in cambio dei voti al Partito di Toti. In questo modo si spiegherebbe infatti il boom elettorale alle regionali del 2020: il suo Partito “Cambiamo!” aveva ottenuto il 22 %. Un successo garantito grazie ai voti del clan mafioso nisseno dei Cammarata. Sempre nel 2020, Toti e Stefano Anzalone, avevano promesso posti di lavoro e alloggi in cambio del medesimo favore.

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