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Delle 167 domande che i pubblici ministeri hanno posto al presidente della Liguria Giovanni Toti nell'interrogatorio di giovedì scorso, oltre settanta riguardano un solo tema: il rinnovo della concessione del terminal Rinfuse all'imprenditore Aldo Spinelli. Una pratica che procedeva a singhiozzo, stando agli atti dell'inchiesta della Procura di Genova che indaga su presunti finanziamenti che avrebbero regolato gli affari al porto. Per Spinelli, afferma il governatore in una conversazione intercettata, quel documento era diventato «o Piave, o morte». Con il progetto della diga foranea il porto è destinato a cambiare volto, ma la tattica dell'imprenditore pareva comunque quella di aggiudicarsi più spazio possibile: «Spinelli mette come Monopoli Parco delle Vittorie, mette lì delle casette, poi dice vediamo. Intanto compro il terreno, poi ci costruisco l'albergo».
Toti: «Tutte le mie azioni nell’interesse pubblico». Signorini si fa interrogare
Trattative
L'ipotesi dei magistrati è che Toti e l'ex presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, per chiudere il dossier Rinfuse a favore di Spinelli, sarebbero stati economicamente ringraziati dall'imprenditore: il governatore con bonifici per 74.100 euro (tutti regolarmente tracciati) al suo Comitato elettorale, il capo del porto con denaro contante e fine settimana tutto incluso a Monte Carlo. Oggi Signorini, dal 7 maggio in carcere a Marassi, sarà interrogato su sua richiesta dai pm e dalla sua casa di Ameglia, dove è tutt'ora ai domiciliari, Toti attende di capire cosa dirà, perché le sue parole potrebbero imprimere una svolta all'inchiesta. I pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, con l'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, chiederanno a Signorini di spiegare come sono state negoziate le concessioni portuali, a cominciare dalle Rinfuse, l'obiettivo è capire se abbia ricevuto pressioni da Toti e dallo stesso Spinelli o se abbia agito nel rispetto delle regole. L'approvazione della delibera è stata travagliata, la prima versione ha sollevato all'interno del Comitato di gestione del porto forti perplessità sugli anni di proroga e su alcune clausole, tanto che il rappresentante per il Comune Giorgio Carozzi, manifestando il suo dissenso, lo definì «un avviso di garanzia sparato». Toti inizialmente è contrario, definisce «una follia» la concessione trentennale quando con la nuova diga l'attività del porto avrebbe puntato tutto sui container. Risposta del governatore: «Da un punto di vista logico sì, ma da un punto di vista amministrativo no e forse nemmeno da quello dell'impresa concessionaria». Nel 2021, stando alle intercettazioni, Toti chiede a Signorini di presentare il dossier il prima possibile in comitato. «Me lo aveva chiesto Spinelli - la puntualizzazione del presidente - È doveroso per la pubblica amministrazione evadere le richieste velocemente e la soluzione di questa pratica rappresentava la frazione di un progetto generale». Ma se era davvero urgente e strategica per la Regione, domandano i pm, perché allora il 3 novembre 2021 esorta Signorini a frenare l'iter? «Non è vero che ho chiesto a Signorini di rallentare la pratica perché non era arrivato il finanziamento di Spinelli - replica Toti - La mia intenzione era dare il tempo a tutti i soggetti coinvolti di elaborare un testo finale condiviso». In ogni caso il capo dell'authority, in una telefonata del 23 novembre, parrebbe recepire l'indicazione: «Nella più splendida intesa tra noi, sto facendo istruttorie, non mi scalmano». Ma il governatore ribadisce ai pm: «Non c'è alcuna correlazione tra i finanziamenti al partito e i provvedimenti amministrativi», anche perché le prime erogazioni liberali di Spinelli risalgono «al 2015». Quanto a Signorini, le rogatore nel Principato e l'analisi dei conti correnti hanno portato i magistrati a supporre che l'interessamento del capo del porto agli affari di Spinelli sia stato ricompensato con contanti, regali, stanza pagata per 42 notti all'Hotel de Paris a Monte Carlo e le fiches per giocare al casinò.
Dimissioni
Fino a che Toti non presenterà la richiesta di revoca dei domiciliari, il futuro politico del governatore resta sospeso. «Nel merito delle dimissioni, penso che solamente Giovanni Toti oggi sia nella posizione di dare una risposta compiuta a questa domanda, perché solo lui conosce la verità. Siccome io l'ho conosciuto per essere una persona che ha a cuore la sua Regione, i suoi cittadini, penso che lui sia nella posizione di valutare cosa sia meglio per i cittadini di quella Regione», afferma la premier Giorgia Meloni. «Quello che posso dire - aggiunge - è che per il futuro mi piacerebbe, non per Giovanni Toti ma per tutti gli italiani, che tra quando c'è una richiesta di misure cautelari e quando la richiesta viene eseguita non passassero mesi. Perché se c'è il rischio di reiterazione di un reato allora bisogna fermarlo, non aspettare mesi e poi farlo in campagna elettorale. Anche perché questo complica tutta la vicenda».