ARTICLE AD BOX
Scoppia il caso Frecciargento 8556. Il treno che rimarrà nella storia. Perché pur di non arrivare in ritardo alla stazione di Genova, causa i lavori sulla linea, è partito in anticipo di 50 minuti da Roma-Termini. Una scelta paradossale, quella di Trenitalia, che ha lasciato a piedi molti passeggeri che pure avevano pagato il biglietto e che non sono riusciti ad avere in tempo le informazioni sulla modifica dell'orario. L'avviso, ed è questo il punto centrale, è arrivato solo in mattinata, a poche ore cioè dalla partenza, spiazzando non pochi viaggiatori. In altre circostanze le modifiche all'orario erano state comunicate con largo anticipo, evitando i disagi o quanto meno limitandoli. Ma il Frecciargento 8556 non è finito solo nel mirino di chi è rimasto bloccato a Roma, ma anche sollevato un vespaio di polemiche. Con i partiti di opposizione, Pd in testa, che hanno duramente attaccato il governo, accusato di non saper organizzare il servizio ferroviario e di vessare i passeggeri. Un botta e risposta immediato. Visto che in serata è intervenuto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha chiesto «chiarimenti convincenti» ai vertici societari.
La reazione
Se non ci saranno spiegazioni, sottolineano fonti del Mit, saranno inevitabili interventi per rispetto di lavoratori e viaggiatori. Insomma, Salvini vuole che chi ha sbagliato non la passi liscia. Anche perché le giustificazioni di Trenitalia, dopo che La Stampa ha raccontato la vicenda, sono apparse non proprio solidissime.
La società che fa capo a Fs spiega infatti che la modifica nell'orario di partenza del Frecciargento Roma-Genova di venerdì 8 novembre, partito con 50 minuti di anticipo, è legato alla «disponibilità limitata degli slot ferroviari a causa di lavori infrastrutturali», e «si è resa necessaria per assicurare il collegamento». La modifica - si assicura - non è stata in alcun modo finalizzata a garantire l'arrivo in anticipo del treno ma per non far saltare la corsa. Sia come sia, anticipare la partenza si è rivelato un gigantesco autogol. Trenitalia, come ampiamente prevedibile, nonostante l'invio di sms e e-mail con cui annunciava la partenza anticipata, non è infatti riuscita ad informare tutti i passeggeri. Quelli, soprattutto, che non avevano dato il consenso e rilasciato il numero del telefonino. Di fatto non c'è poi nessun obbligo da parte dei viaggiatori di essere collegati in maniera costante con i device.
I passeggeri - dice in un nota Trenitalia - non raggiunti dai messaggi sono comunque arrivati a destinazione a bordo di treni successivi. E, come previsto in questi casi, ci sarà il rimborso integrale del biglietto per tutti coloro che hanno subìto il disagio.
E se dall'opposizione, come accennato, chiedono la testa di Salvini e dell'amministratore delegato di Trenitalia Corradi, dall'altra, ovvero dal fronte aziendale, si ricorda che la partenza anticipata è dovuta a lavori urgenti vicino a Settebagni che non potevano essere rimandati. Del resto, si difende ancora Fs, i ritardi in questo periodo sono legati ai lavori in corso in oltre mille cantieri. Di norma, si aggiunge, in caso di variazioni orarie importanti il treno viene posticipato, se non addirittura cancellato.
Che la situazione sia comunque critica lo testimoniano gli ultimi dati sui ritardi.
L'analisi
Da un'indagine dell'informatica Chiara Calore diffusa dai Radicali nei giorni scorsi emerge che ad ottobre su 7.931 treni veloci ben 6.159 hanno accumulato ritardi. Un vero record. Il dossier punta il dito, come tante altre analisi, sulle troppe corse e sulle infrastrutture obsolete rispetto alla grande domanda. Al di là dei chiodi piantati male (che hanno mandato in tilt Termini) e dei lavori sui binari, il ritardo è accumulato dai Frecciarossa per il 77%, i Frecciargento (83%), i Frecciabianca (78%).