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Trucco della valigia per finanziare la 'ndrangheta: 5 condanne, imputati anche a Chivasso

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TorinoToday

Redazione 25 luglio 2024 20:18

Truffe con il classico "trucco della valigia" per finanziare la ndrangheta. Si è parlato anche di questo a Torino in uno dei processi nati dall'inchiesta Cagliostro terminato oggi, giovedì 25 luglio: al termine di un rito abbreviato sono state inflitte cinque condanne, la più alta delle quali è stata a 8 anni di reclusione.

Le ipotesi d'accusa formulate dai pm Livia Locci e Dionigi Tibone della Dda erano di associazione di tipo mafioso, truffa aggravata, estorsione, ricettazione, usura, violenza privata e detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo mafioso. Il gup ha ritenuto provato il reato associativo per quattro dei cinque imputati. L'indagine, iniziata nel 2015 dai carabinieri del nucleo investigativo di Torino sotto la direzione della Dda del capoluogo piemontese, ha portato alla luce indizi significativi sull'esistenza di un gruppo di 'ndrangheta attivo tra Ivrea, Chivasso e le aree circostanti.

Durante il blitz all'alba del 20 aprile 2023, nove persone sono state arrestate, mentre altri venti indagati sono rimasti liberi. Gli investigatori ritengono che la cellula avesse due rami: uno dedito a un vasto traffico internazionale di sostanze stupefacenti con base a Torino, smantellato nell'operazione Cerbero del novembre 2019, e l'altro impegnato in vari reati contro il patrimonio, principalmente truffe a imprenditori, sia in Italia che all'estero.

Fra le vicende prese in esame nel rito abbreviato c'è stata quella delle truffe "della valigetta", un canale di finanziamento alternativo al narcotraffico che, stando alle intercettazioni, avrebbe permesso di schivare condanne più pesanti. "Con questo trucco al massimo ci prendiamo quattro anni per truffa", diceva uno degli indagati al telefono. Il metodo è questo: si avvicina qualcuno, gli si propone di acquistare una somma di denaro sporco a un prezzo inferiore, e si mostrano mazzette di banconote vere e poi, con destrezza, si scambiano le valigette in modo che il malcapitato si ritrovi con giornali vecchi e persino pacchi di caffè. A quel punto questi reclamava il suo denaro indietro, ma gli indagati usavano la loro appartenenza alla 'ndrangheta per scoraggiarlo e convincerlo a rinunciare a qualsiasi pretesa. Le somme sottratte in modo fraudolento supererebbero i 600mila euro.

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