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Senza l'occhio di lince di un agente segreto, oggi molto probabilmente staremmo commentando la morte di Donald Trump. Non ci si può sottrarre a questa terrificante constatazione. Il livello dell'odio negli Stati Uniti è oramai a un livello tale che abbiamo registrato in meno di due mesi due attentati contro la vita dell'ex presidente. Trump è stato ferito in un attentato lo scorso 13 luglio, durante un comizio in Pennsylvania, quando Thomas Crooks, un 20enne instabile che è stato ucciso dai cecchini del servizio segreto, ha tentato di colpirlo alla testa ma è riuscito solo a ferirlo a un orecchio. Crooks invece ha ucciso una persona innocente che stava assistendo al comizio, l'ex vigile del fuoco Corey Comperatore. Ieri un altro attentatore si è messo in agguato per cercare di colpire Trump con il suo fucile d'assalto, e il capo della polizia ha confermato che pur distante, con quell'AK-47 l'aspirante omicida avrebbe potuto facilmente centrarlo.
L'IMBARAZZO DI KAMALA
Lo shock di questo secondo tentativo si è avvertito alla Casa Bianca, dove si è quasi sentito l'enorme sospiro di sollievo alla conferma che Trump non era stato colpito. Ma per il presidente e per la candidata Kamala Harris si pone il problema morale e strategico di come continuare durante la campagna elettorale ad attaccare Trump per le sue ripetute dichiarazioni razziste contro gli immigrati, senza alzare vieppiù l'asticella dell'odio. Le affermazioni di Trump e di JD Vance, il suo vice, secondo le quali gli immigrati haitiani di Springfield e Dayton nell'Ohio mangiano i cani e i gatti della popolazione locale, mentre ad Aurora in Colorado gli immigrati venezuelani avrebbero creato bande violente che occupano interi palazzi, hanno suscitato tale odio che sono piovute minacce e gli immigrati sono spaventati. Già complice di queste accuse e di questi toni surriscaldati, ieri sera il mondo Maga ha colto al balzo la notizia del secondo attentato per infiammare ancor di più l'atmosfera, buttandone la colpa in braccio a Biden e Harris, e accusandoli di volere la morte di Trump.
Il presidente Biden, che dopo l'attentato di luglio aveva invece raddoppiato la protezione di sicurezza per il rivale, è stato immediatamente informato dell'attentato, e così la vice Kamala Harris, che ha subito twittato: «Ho appena ricevuto informazioni sugli spari in vicinanza dell'ex presidente Trump e della sua proprietà in Florida, e sono contenta che sia al sicuro. La violenza non ha posto in America». Trump stesso ha rassicurato i suoi sostenitori: «Ci sono stati degli spari nelle mie vicinanze, ma prima che le voci inizino ad andare fuori controllo, volevo che sentiste questo: sono al sicuro e sto bene! Niente mi rallenterà. Non mi arrenderò mai! Vi amerò sempre per avermi sostenuto».
LE MISURE DI SICUREZZA
Da luglio Trump ha evitato di fare comizi in pubblico, se non dietro lastre di plexiglass a prova di proiettile. Ma non ha limitato le partite di golf, sua passione ma evidentemente attività non sicura soprattutto in uno Stato come la Florida dove vige l'open carry, cioè il permesso di girare armati ovunque. L'uomo che presumibilmente voleva sparare contro l'ex presidente, cioè, aveva tutti i diritti di girare con il suo fucile d'assalto. Il servizio segreto - è trapelato - ha più volte tentato di convincere l'ex presidente a rinunciare al golf, considerato che i campi sono difficili da proteggere per la loro vastità. Dopo l'attentato dello scorso 13 luglio, il Servizio Segreto è stato fortemente criticato per la sua gestione della sicurezza. La direttrice del Servizio, Kimberly Cheatle, che aveva ha definito l'incidente il «fallimento operativo più significativo» dell'agenzia, ha dovuto rassegnare le dimissioni. Anche ieri pare che ci siano state delle mancanze, sebbene meno gravi. Si è saputo che gli agenti conducevano un controllo meticoloso del campo stesso, ma non del perimetro all'esterno del campo. E tuttavia, nell'ambito dei loro doveri, gli agenti hanno sventato il peggio: «L'agente del Secret Service ha fatto un lavoro fantastico», ha detto lo sceriffo di West Palm Beach, Ric Bradshaw.
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