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Uccise il padre con una fiocina: condannato a 24 anni di carcere Alberto Picci. Aveva definito il gesto «un impulso d'odio?»

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Era il 27 aprile 2022 quando Alberto Picci colpì il padre Giuseppe nel sonno, usando prima una fiocina e poi un coltello. Oggi la corte d'assise di Sassari ha condannato il 50enne a 24 anni di carcere. 

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La vicenda 

All'alba del 27 aprile Alberto Picci prese una fiocina e ne sparò un colpo direttamente al padre, che dormiva: la fiocina attraversò la gola dell'uomo perforando il cranio.

Picci, subito dopo, prese un coltello e lo uso per inferiere ulteriormente sul genitore. Non solo: poco dopo, infatti, a essere bersaglio della furia di Picci fu la madre, che venne colpita in testa. Giuseppe Picci venne tenuto in vinta dai medici, ma morì due mesi dopo per via di una complicazione da polmonite, causata proprio dalle ferite inferte dalla fiocina. La madre, Giovanna Drago, sopravvisse. 

Fu lo stesso Alberto Picci ha definire il suo gesto "un impulso d'odio", affermando come durante il massacro dei genitori non fosse davvero in sè: il fattore scatenante sarebbe stata l'accensione delle luci nel bagno da parte del padre, alle 4 del mattino, che avrebbe fatto innervosire il figlio, accecato da "un impulso d'odio improvviso". Una motivazione che non ha impedito i giudici della corte d'assise di Sassari di condannare l'uomo a 24 anni di carcere

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