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Ventuno anni per Alessio Scalamandré e quattordici per Simone, è la condanna chiesta in appello bis dalla Corte d'Assise d'appello di Milano che conferma la sentenza di primo grado emessa dall'Assise di Genova nel febbraio del 2022. I due fratelli rispettivamente di 32 e 24 anni, presenti in aula, sono accusati di avere ucciso il padre Pasquale, 62 anni. Le motivazioni sono attese a fine maggio.
Quest'ultimo era indagato per maltrattamenti nei confronti della madre, colpendolo più volte con un mattarello e altri oggetti contundenti al culmine di una lite nella loro casa a San Biagio, in provincia di Genova il 10 agosto del 2020.
La madre Laura: «Hanno agito per difendersi»
«Alessio ha reagito così per difendersi: non ha attaccato, ha disarmato suo padre. - ha detto Laura, vittima delle violenze del marito - Ha pensato a sé stesso e ha pensato che se gli fosse successo qualcosa, (il padre ndr) sarebbe arrrivato a Simone e a me».
Avrebbe reagito per legittima difesa, dunque, Alessio, il figlio maggiore, e per proteggere la madre già terrorizzata dal marito e il fratello minore Simone. «I miei figli mi hanno sempre salvata: si davano il cambio per non lasciarmi mai sola col papà. - ha aggiunto -Ma era sempre latente la minaccia».
I figli, infatti, ripetevano alla madre «stai attenta!». Laura che ha vissuto per anni nel terrore - «non sapevo mai cosa sarebbe successo» - racconta che dall'inizio del processo a carico dei figli «era un inferno e ora lo è per altri motivi».
La difesa: «Impugneremo la sentenza»
«È un momento difficile, molto negativo. Le sentenze non si commentano, ma si impugnano. Cercheremo di cambiare ancora una volta questa sentenza» ha detto l'avvocato Riccardo Lamonaca, difensore di Simone Scalamandrè, commentando la condanna a 14 anni di reclusione inflitta al ragazzo dalla Corte d'Assise d'appello di Milano nel nuovo processo di secondo grado per l'omicidio del padre in concorso con il fratello Alessio. «L'attenuante della provocazione sicuramente non è stata riconosciuta - ha aggiunto il legale fuori dall'aula -, così come la prevalenza delle generiche. Non è ancora la sentenza definitiva».
Le precedenti sentenze
La Procura generale di Milano aveva chiesto di condannare a 8 anni e 6 mesi Simone, mentre per Alessio aveva proposto una pena a 11 anni concordata con la difesa.
La Corte di Cassazione nel novembre scorso aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado emessa dalla Corte d'Assise d'appello di Genova con la quale Alessio, il fratello maggiore, era stato condannato a 21 anni e Simone, il fratello minore era stato assolto, dopo che in primo grado invece era stato condannato a 14 anni di carcere. tata invece inflitta una pena a 14 anni di reclusione.
Nei confronti di Alessio, la Suprema Corte aveva stabilito che doveva essere rivalutato il peso delle attenuanti generiche dopo la decisione della Corte Costituzionale che ha decretato l'illegittimità dell'articolo del Codice Rosso che impediva di far prevalere le attenuanti generiche sull'aggravante di un delitto commesso in ambito famigliare, e aveva accolto anche il ricorso degli avvocati Luca Rinaldi e Andre Guido che invocavano l'attenuante della provocazione. La Procura generale di Milano aveva chiesto di condannare a 8 anni e 6 mesi Simone, mentre per Alessio aveva proposto una pena a 11 anni.