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Il Cremlino ha confermato la volontà di organizzare l'incontro nel più breve tempo possibile, sottolineando che gli Stati Uniti rimangono il principale interlocutore di Mosca, mentre Kiev «in un modo o nell'altro» potrà partecipare ai negoziati. Questa prospettiva ha suscitato forti reazioni da parte dell'Europa, che teme di essere esclusa dai processi decisionali fondamentali per la sicurezza del continente.
LA POSIZIONE UCRAINA
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso il suo disappunto per il fatto che Trump abbia parlato con Putin prima di contattarlo, affermando che "non è stato piacevole" e ribadendo che l'Ucraina non accetterà alcun negoziato bilaterale senza la sua presenza. Anche Kaja Kallas, responsabile della politica estera dell'Unione Europea, ha espresso la sua preoccupazione per un possibile accordo a tempi di record tra Mosca e Washington, definendolo «un affare sporco» destinato a fallire.
La risposta del Cremlino non si è fatta attendere: il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato che gli europei «dovranno probabilmente parlare con Washington per chiedere un posto» al tavolo delle trattative, relegando di fatto l'Ue a un ruolo secondario.
LA NATO
A rendere ancora più tesa la situazione è stata la posizione assunta dalla Nato, che appare sempre più divisa. Il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha cercato di rassicurare gli alleati europei, affermando che la mossa di Trump «non è un tradimento» ma una strategia negoziale volta a portare le potenze al tavolo. Tuttavia, questa spiegazione non sembra aver convinto i partner europei, con diversi leader che vedono il comportamento di Trump come un tentativo di imporre un'agenda unilaterale. Rustem Umerov, ministro della difesa dell'Ucraina, ha cercato di mantenere un tono ottimista, affermando che «l'Ucraina continuerà la sua lotta», ma le certezze iniziano a vacillare.
L'Europa non accetta di essere spettatrice in un negoziato che riguarda direttamente la sua sicurezza. Antonio Costa, presidente del Consiglio Europeo, ha dichiarato che «la pace in Ucraina e la sicurezza dell'Europa sono inseparabili» e che qualsiasi accordo non potrà essere un semplice cessate il fuoco. Le parole di Kallas sono state ancora più dure, paragonando la situazione attuale agli errori di Monaco del 1938 e ribadendo che «l'appeasement non funziona».
L'INGRESSO NELL'ALLEANZA
Le tensioni tra Washington e Bruxelles non si limitano solo alla questione ucraina. La posizione di Trump sull'ingresso dell'Ucraina nella Nato ha ulteriormente aggravato le fratture all'interno dell'Alleanza Atlantica. «L'Ucraina non può entrare nella Nato, e io sono d'accordo», ha affermato l'ex presidente statunitense, una dichiarazione che ha suscitato reazioni contrastanti. Il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, ha evidenziato che «molti Paesi hanno espresso contrarietà alla posizione americana» e ha avvertito che una Nato spaccata sarebbe «il miglior regalo per Mosca».
LE REAZIONI
Intanto, i mercati russi sembrano scommettere su una distensione nei rapporti con Washington. La Borsa di Mosca ha registrato un forte rialzo, con l'indice RTSI in dollari che ha guadagnato oltre il 10% e il rublo che si è rafforzato del 3,45% sul dollaro e del 4% sull'euro. Nonostante le rassicurazioni di Peskov sul fatto che nella conversazione tra Trump e Putin non si sia parlato della revoca delle sanzioni, gli analisti vedono segnali di un possibile riavvicinamento economico tra i due Paesi.
La prossima Conferenza di Monaco, che si aprirà domani, potrebbe rappresentare un'opportunità per ricucire le fratture tra Europa, Stati Uniti e Ucraina. In programma ci sono incontri bilaterali, riunioni del G7 e del Quint, che potrebbero offrire uno spazio di confronto. Tuttavia, Trump non sembra interessato a coinvolgere l'Europa, una posizione che fa il gioco di Putin, il quale ha sempre mirato a indebolire l'Unione Europea. «Per la Nato questo è il momento della verità», ha dichiarato il ministro della Difesa francese Sebastien Lecornu, sintetizzando l'urgenza di una risposta coesa da parte dell'Occidente