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Non si è trattato solo una promessa elettorale, Donald Trump spera davvero di riuscire a chiudere la guerra in Ucraina prima dell’insediamento del 20 gennaio prossimo. E l’attenzione, ma soprattutto la rapidità, con cui sia Kiev che Mosca gli hanno risposto dimostra quanto siano prese sul serio le parole del presidente eletto.
Dopo il trilaterale di sabato a Parigi con Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky, su Truth Social Trump ha chiesto un «cessate il fuoco immediato» e «l’inizio dei negoziati». Il leader repubblicano ha ricordato quante vite siano state sprecate inutilmente in questo conflitto. «Troppe famiglie distrutte e se continua così, potrebbe trasformarsi in qualcosa di più grande e peggiore». In un messaggio iniziato con un riferimento alla fuga del presidente siriano Bashar Al-Assad dal suo Paese, ha affermato che il «suo protettore, la Russia, non è più interessato ad aiutarlo» avendo perso l’interesse nella Siria a causa dell’Ucraina «dove quasi 600.000 soldati russi si trovano feriti o morti, in una guerra che non sarebbe dovuta iniziare e che potrebbe durare all’infinito».
LA STRATEGIA
Secondo lui «Zelensky e l’Ucraina vorrebbero stringere un accordo» per fermare quella che definisce «una follia». Cercando di far pesare la sua influenza personale, Trump ha concluso spiegando di conoscere bene «Vladimir (Putin). È questo il momento di agire».
Ancora una volta, il presidente eletto non offre dettagli e non spiega cosa comporterebbe questo cessate il fuoco. Gli alleati dell’Ucraina continuano a temere che un accordo rapido favorisca in gran parte la Russia e costringa Kiev a pesanti concessioni.
Immediata, comunque, la risposta del presidente ucraino. Anche Zelensky usa i social per far sapere di «aver avuto un buon incontro con Trump». In un lunghissimo post, in cui ha ricordato i 43mila soldati morti dall’inizio del conflitto, i feriti, gli ucraini catturati e i bambini deportati in Russia, ha però chiarito che la guerra «non potrà concludersi semplicemente con un pezzo di carta e qualche firma. Un cessate il fuoco raggiunto senza garanzie, potrà facilmente essere interrotto, come Putin ha già fatto in passato». Chiede quindi «garanzie efficaci», senza le quali non potrebbe esserci la pace. «Gli ucraini – scrive - vogliono la pace più di chiunque altro. La Russia ha portato la guerra nella nostra terra ed è proprio la Russia che cerca di bloccare la possibilità di trovare la pace».
Rispondendo poi indirettamente al post di Trump, Zelensky ha ribadito: «Conosciamo bene Putin, è dipendente dalla guerra…Contiamo sull’America e sul mondo intero per fermare Putin. Le uniche cose che teme sono l’America e l’unità globale».
LE REAZIONI
Mosca però rimanda al mittente le accuse e tramite il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ripete quanto già detto in passato e cioè di essere pronta a sedersi al tavolo dei colloqui con l’Ucraina. Peskov però ha affermato che i negoziati di pace non possono non tener conto «delle realtà che emergono sul terreno» e devono costruirsi intorno agli accordi di Istanbul del 2022. In sostanza: il ritiro delle truppe ucraine dai quattro territori parzialmente occupati e la rinuncia di Kiev ad aderire alla Nato.
Resta la fermezza di Donald Trump ad intestarsi una risoluzione. In un’intervista a NBC, registrata venerdì, prima dell’incontro a Parigi con Zelensky, e andata in onda ieri, oltre a confermare di «star lavorando attivamente per porre fine alla guerra», ha spiegato che «potrebbe tagliare i fondi» all’Ucraina una volta rientrato alla Casa Bianca. E ha avvertito però anche gli alleati della Nato a non dare per scontata la partecipazione americana. Perché l’asse rimanga unito è necessario «che paghino i loro conti». È ormai da tempo, infatti, che Trump lamenta che gli europei sfruttino le spese militari degli Stati Uniti, il partner più potente della Nato. Un invito quindi a fare di più. «Se riceveremo un trattamento equo - ha detto rispondendo al giornalista del programma “Meet the Press” - allora resterò».
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