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LA GUERRA A GAZA
La doppia tragedia: quella che vediamo e quella invisibile
Assia Neumann Dayan
L’immagine a sinistra ha vinto il World Press Photo 2024. Il 7 ottobre 2023 i terroristi di Hamas trucidano 1200 israeliani, stuprano le donne, bruciano i bambini, rapiscono 250 persone. Dieci giorni dopo Mohammed Salem, a Gaza, scatta questa foto a Inas Abu Maamar che culla sua nipote Saly, uccisa dalle bombe israeliane. Yahya Sinwar è morto, Bibi Netanyahu ha un mandato della Corte Penale Internazionale sulla testa, l’Onu e l’Unrwa si sono rivelate per quello che sono, i palestinesi continuano a morire, gli ostaggi sono ancora in qualche buco. Quello che vediamo in questa foto è la tragedia dei morti di Gaza, quello che non vediamo è la tragedia dei rapiti. Quello che vediamo e quello che non vediamo hanno, e avevano, lo stesso diritto di vivere. Il mondo finirà, o è già finito, per empatia selettiva.
L’OLIMPIADE DA SOGNO
I Giochi laureano una generazione stanca di giudizi
Giulia Zonca
L’Olimpiade è un fremito di vitalità in un’Europa spenta. Parigi si è messa in mostra e gli atleti sono finiti a dormire dietro una panchina. Gesto anarchico firmato Ceccon, il più inafferrabile dei nostri ori che sono 12, con l’inedito della pallavolo femminile, specchio di una generazione stanca di giudizi. La ginnastica mostra il carattere di un’Italia da 40 podi.
LA FRONTIERA DELL’AI
Baci artificiali ma un rapporto reale che fa discutere
Flavia Perina
Il bacio falso tra Giorgia Meloni ed Elon Musk, sintesi di un problema vero: si può vezzeggiare un miliardario americano titolare di enormi interessi privati senza dare l’idea di essersi accomodati alla sua corte? La risposta piccata della premier a Mario Monti – «ho buoni rapporti con tanti, non prendo ordini da nessuno» – rivela che a destra la domanda scotta.
IL RE DEL TENNIS
Sinner, il numero uno che sognavamo di poter dire “nostro”
Stefano Semeraro
Il 2024 dello sport italiano ha il volto, i capelli rossi e l’andatura dinoccolata di Jannik Sinner. Il ragazzo di Sesto Pusteria ha regnato dal primo mese all’ultimo, conquistando per la prima volta in Italia il n.1 del tennis, due Slam, 8 tornei in totale, e chiudendo in bellezza con l’accoppiata Atp Finals-Coppa Davis. Determinazione, talento, fair-play, semplicità: il campione della porta accanto ha stregato l’Italia attraversando geografia e generazioni, imponendosi come fenomeno sociale oltre che sportivo. Un entusiasmo così non si vedeva dai tempi di Alberto Tomba e Valentino Rossi. Neanche la vicenda Clostebol ha intaccato una popolarità che ormai sfida quella del calcio e che i suoi 23 anni promettono di replicare a lungo.
UN FESTIVAL DI DONNE FORTI
Angelina Mango vince Sanremo e dice: “Siete matti!”
Simonetta Sciandivasci
Angelina Mango vince Sanremo e quando Amadeus lo annuncia, lei arrossisce, piange e dice: «Ma siete matti?». Si scompone per la prima volta, e anche l’ultima. È una ventenne a modo, riservata, impegnata a respingere tutti quelli che cercano di strapparle un ricordo di suo padre, Mango, e di guardarla solo nella lente della figlia d’arte. Angelina Mango vince un Sanremo pieno di donne che dicono tutte molte cose diverse, ma una la condividono: da sole stiamo benissimo, non siamo più disposte ad accettare ferite, svilimenti, violenze pur di non perdere un uomo, o una relazione. Angelina sposta però tutto e canta La Noia, dice che ne muore “senza morire”. Erano dieci anni che una donna non vinceva il Festival: l’altra, nel 2014, era stata Arisa, lucana come lei.
LA MINACCIA DEL CLIMA
Tutelare e restaurare. O restano solo gli angeli del fango
Mario Tozzi
Quando in poche ore cade la stessa pioggia che in passato cadeva in un intero anno, non ci sono opere che tengano, in un territorio consumato e iper-edificato come il nostro. E restano solo gli “angeli del fango” a spalare la melma. Riqualificare e liberare i fiumi, restaurare gli elementi naturali sono ormai l’unica risposta, se non vogliamo finire di nuovo sotto il fango.
LE STAR DEL CINEMA
La luce del Tff e di Sharon Stone accende Torino
Elena Loewenthal
Radiosa, elegante, ironica, vagamente fuori dal tempo ma con sapiente spensieratezza, ironica al punto giusto: il trionfo di Sharon Stone a Torino è lo specchio fedele eppure sorprendente della città che l’ha accolta fra le braccia con uno slancio straordinario. E lei ha ricambiato. Ha regalato sorrisi ed entusiasmo, ha illuminato la città, l’ha resa splendente di un sapore che ancora non conoscevamo. Quella cosa che si chiama glamour ed è il perfetto opposto del presunto grigiore che colora la nostra meravigliosa – e invece coloratissima – città. L’ha accesa di luci che non sapevamo di avere e che invece stavano lì, sotto i nostri occhi. Sharon Stone ha risvegliato Torino dal suo torpido incantesimo, le ha dato un raggiante scatto d’orgoglio, le ha bisbigliato: “sei bella” e l’ha convinta.
LA RIVINCITA DEL TYCOON
Trump, il ritorno. Vincere mettendo se stessi al centro
Bill Emmott
I sondaggi dicono che il fallito attentato alla vita di Donald Trump del 13 luglio non ha avuto impatto sugli elettori, ma lo spot tv con il grido “Fight, Fight, Fight” può aver giocato un ruolo. Comunque sia, è stato un momento che ha confermato una vecchia regola: un candidato che diventa l’argomento di cui tutti parlano in campagna elettorale ha grandi possibilità di vincere. E così è stato.
I NUOVI PADRONI IN SIRIA
Torna il grido “Libertà” ma nel Paese si contano gli orrori del regime
Francesca Mannocchi
Nel 2016 Aleppo cadeva nelle mani di Bashar al-Assad e un giovane di nome Monther sopravviveva all’assedio. Nel 2011 era sceso in piazza a gridare Hurria, Libertà. È tornato a gridarlo nella Siria libera. Il Paese piange mezzo milione di morti e centomila scomparsi nelle carceri del regime, di cui restano cappi con cui si impiccavano i prigionieri e sacchi bianchi delle fosse comuni.
GLI INCIDENTI SUL LAVORO
La strage quotidiana tra indifferenza e superficialità
Chiara Saraceno
890 sono stati i morti su lavoro nei primi dieci mesi del 2024, in aumento rispetto al 2023. E gli infortunati oltre 490mila. Altrettante famiglie sono state coinvolte in una strage che poco ha a che fare con il caso, molto invece con la superficialità e indifferenza di chi avrebbe la responsabilità di garantire la sicurezza. Più esposti al rischio di morte o di infortunio sul lavoro sono i lavoratori nelle costruzioni, manifattura e trasporti: settori in cui è elevata l’incidenza, non solo della catena degli appalti lungo la quale si distribuisce, fino a sparire, la responsabilità per la sicurezza di chi lavora, ma anche il lavoro povero. Dove si rischia di morire facendo fatica a guadagnare il necessario.
IL CONFLITTO IN UCRAINA
Un Paese ferito sempre più incerto del proprio futuro
Anna Zafesova
12340 civili uccisi, di cui quasi 600 bambini: allo scadere del terzo anno di guerra, il prezzo che l’Ucraina paga per l’invasione russa si conta in migliaia di vite. Quello che resta incalcolabile è il dolore, e il coraggio di un Paese che continua a vivere sotto le bombe, di un popolo che resiste, anche alla paura di venire abbandonato dai suoi stessi alleati.
LA VIOLENZA SULLE DONNE
I 110 femminicidi mentre si discute sul patriarcato
Francesca Paci
Il 2024, segnato da 110 femminicidi, si chiude con un surreale dibattito sul patriarcato. È stato abolito per legge nel 1975, ha risposto il governo alla garbata battaglia della famiglia Cecchettin. Sarà. La responsabilità delle 110 vittime - spiega la maggioranza - è dei migranti, maschi e predatori, da cui l’Italia deve proteggere le sue donne. Il patriarcato però è acqua passata.