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Uno sfregio ad Almerigo Grilz e agli amici che con lui hanno condiviso vita e avventure professionali, da Toni Capuozzo a Fausto Biloslavo e Gian Micalessin. La furia "antifascista" se la prende addirittura con il Premio Almerigo Grilz intitolato al grande giornalista e reporter di guerra triestino (la foto sotto è tratta dalla pagina Facebook dello stesso premio)
Il primo inviato caduto "sul lavoro" dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ucciso in un agguato il 19 maggio del 1987, a soli 34 anni, a Caia in Mozambico, mentre stava testimoniando con foto, video e articoli gli scontri feroci tra i governativi del Frelimo e i ribelli anticomunisti della Renamo.
Una carriera breve e ricca di riconoscimenti, quella di Grilz, che a suo rischio e pericolo era stato anche nei teatri caldissimi di Afghanistan, Etiopia, Filippine, Iran, Cambogia e Birmania e aveva scritto per testate prestigiose come l'Europeo, Panorama, Avvenire, Canale 5 e il Tg1. Non solo, i suoi lavori e i suoi videoreportage erano stati pubblicati anche all'estero, dal Sunday Times, L'Express, Cbs, Nbc.
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Un curriculum straordinario infangato ora dagli "antifascisti triestini". La colpa di Grilz? Essere stato vicino al Movimento Sociale negli anni 70, quelli della gioventù, e di non essere mai stato "allineato" con i poteri forti del giornalismo. Fascista lui, fascista pure il premio a lui intitolato (e rivolto ai giornalisti under 40). Per questo lunedì 6 maggio, sempre a Trieste in una conferenza al Circolo della Stampa, verrà presentato l'appello "Trieste democratica e antifascista dice no al premio giornalistico intitolato ad Almerigo Grilz". Il reporter viene brutalmente ricordato come "neofascista triestino" proprio per la sua militanza nel Fronte della Gioventù. L'unico riconoscimento che merita, secondo i sinceri democratici triestini, appare dunque la damnatio memoriae.
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Peccato che a organizzare il premio sia l'associazione "Amici di Almerigo" che riunisce giornalisti al di sopra di ogni sospetto politico. Capuozzo, storico inviato di guerra del Tg5, è presidente. In giuria ci sono invece Biloslavo e Micalessin (che con Almerigo fondarono l'agenzia Albatros), Francesco Semprini e Gabriele Micalizzi, Mauro Mazza e Alessandro Sallusti, Gabriella Simoni e Maurizio Belpietro, Giovanna Botteri, Peter Gomez e Gian Marco Chiocci. Personalità trasversali, di sensibilità differenti certo ma tutte accomunate dall'affetto per un grande giornalista e dal rispetto per le opinioni degli altri.
Chi protesta chiede ai "giornalisti democratici" di boicottare il premio, di "rinunciare all'incarico". Grilz si era macchiato a loro dire di "spedizioni antislovene", "stava con le bande antigovernative della Renamo, tagliagole prezzolati responsabili di stupri, massacri e mutilazioni". "Era un mostro", chiosa il Secolo d'Italia, altro quotidiano con cui il giornalista triestino aveva collaborato. Viene da sperare che l'appello dei sedicenti antifascisti, per una volta, cada nel vuoto e ceda il passo al buonsenso.