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Non era mezzanotte, ma l’effetto Cenerentola si è visto tutto. Il Toro che ha regalato bellezza e speranza con una partenza sorprendente, dopo la sosta di campionato ha lasciato spazio alla versione triste e povera della scorsa stagione. Zero gol e zero tiri in porta contro il Lecce, offrendo un gioco lento, prevedibile e pieno di errori, mentre la difesa si è ritrovata in balia degli avversari e solo le nuove prodezze di Milinkovic-Savic hanno evitato una sconfitta casalinga.
"Non guardiamo la classifica”
La squadra di Vanoli ha sprecato un’occasione d’oro per restare in vetta alla Serie A e riscrivere una storia ferma al 1993, quando il Toro di Mondonico era primo dopo 4 giornate, ma soprattutto non ha saputo sfruttare l’entusiasmo dei tifosi che hanno riempito lo stadio Grande Torino (oltre 24mila presenti) per avere la conferma della svolta portata dal nuovo tecnico oltre a proseguire la contestazione nei confronti del presidente Cairo (ancora assente in tribuna). Il Toro ha fatto un passo indietro sotto tutti i punti di vista e alla fine si tiene stretto questo 0-0 che allunga l’imbattibilità e permette di andare a braccetto con la Juventus a quota 8 punti. «Guardare la classifica ora sarebbe un errore madornale - commenta Paolo Vanoli -: non ero sulle stelle prima e non sono abbattuto adesso. So che il nostro percorso di crescita è fatto di alti e bassi, ma noi siamo ancora alla ricerca dell’equilibrio».
C’è chi fischia
A livello umorale e di piazza, visto che qualche tifoso ha pure fischiato dopo il pareggio, ma anche sul campo. Ieri il Toro non è riuscito a fare quello che l’ha portato a battere Atalanta e Venezia, sfiorando l’impresa a San Siro contro il Milan. Merito del Lecce di Gotti, ben organizzato con un 4-2-3-1 dove Kristovic ha guidato l’attacco potendo contare sulle incursioni da sinistra dell’ex milanista Rebic, ma anche per demerito di un Toro che ha dominato il possesso palla senza sfornare un’idea. «Il nostro prossimo passo sarà quello di comandare il gioco con le dirette avversarie - analizza il tecnico granata –: abbiamo preso tante transizioni ed eravamo troppo lenti e sterili, così negli spazi chiusi non siamo efficaci e abbiamo rischiato con il loro contropiede. Queste partite, però, insegnano e aiutano a crescere».
L’attacco che non va
Per la seconda volta di fila il migliore dei granata è stato il portiere e al netto dell’esplosione di Vanja Milinkovic-Savic, ora il Toro ha davvero un portiere, un piccolo campanello d’allarme deve risuonare al Filadelfia. Anche perché si è fermato un titolare come Vojvoda (ko dopo 19 minuti per un problema alla coscia sinistra) e Coco ha chiuso con un dolore muscolare (oggi gli esami), mentre Walukiewicz deve ancora inserirsi nei meccanismi e Maripan ha conosciuto Vanoli solo qualche giorno fa. «Non c’è stato ancora del tempo per lavorare sulla difesa - spiega Vanoli - e questi sono fattori che fanno parte del processo di crescita. Con il Venezia e con il Lecce abbiamo subito troppo e su questo devo capire come trovare meglio l'equilibrio». Qualcosa andrà rivisto anche in attacco, dove Zapata e Adams non sono quasi mai stati innescati, mentre Sanabria è rimasto in panchina e non ci sono state variazioni rispetto al 3-5-2 di partenza. Il tecnico deve aggiustare qualcosa sulle fasce, a maggior ragione quando non ci sono spazi e il gioco si ingolfa, mentre contro il Lecce è mancata la qualità di Ilic e ha tradito anche una certezza come Linetty. Niente drammi, però. «Sappiamo quel che ci serve», dice sicuro Vanoli che resta la miglior garanzia per questo Toro.