Agnolotti del plin, il New York Times li celebra e li definisce "sacri" 

Riescono a stregare qualunque palato, non stupisce quindi che abbiano conquistato anche l'attenzione del New York Times, che grazie a questa specialità ancora una volta celebra la nostra Regione. Gli agnolotti del Plin sono perfetti per rappresentare la tradizione, la cultura e la cucina piemontese.

La loro forma tradizionale è inconfondibile e la si ottiene con un "plin", che in piemontese significa "pizzicotto" dato che la pasta, dopo che viene stesa, viene pizzicata con il suo ripieno. Il New York Times, tramite una delle sue inviate più autorevoli, Dawn Davis, arriva a definire i nostri agnolotti del plin 'sacri'.

La giornalista ne ripercorre le origini leggendarie ricordando i racconto di chi attribuisce la prima ideazione degli agnolotti del plin a uno chef di una famiglia di nobili legati a casa Savoia, di nome Angelino, a cui venne chiesto di preparare un pasto celebrativo dopo che la famiglia aveva respinto un attacco a un castello. Recuperò quello che c'era dalla dispensa, arrostì le carni, tritò le verdure e mise tutto in una pasta ripiena. 

Ugo Alciati, il 57enne capo chef della tenuta vinicola Fontanafredda ha raccontato, invece, come in realtà questo piatto si sia tramandato di generazione in generazione, mentre Luciano Bertello, autore di libri di cucina specializzato nella zona delle Langhe, conferma il valore "sacro" di questo piatto, un tempo riservato alle Festività come Pasqua, Natale e la festa patronale.

"Simboleggiava grandi vacanze e unione familiare", un'esplosione di felicità che divenne sempre più rituale, ogni domenica, uno dei piatti più amati dalle famiglie piemontesi dal boom economico degli anni '60. Una tradizione sacra che arriva da lontano, un sapore inconfondibile che rende i plin "sacri" anche da chi li assaggia arrivando da Oltreoceano.

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