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Alex Cotoia assolto per aver ucciso il padre violento, la mamma: «Senza di lui sarei l'ennesima vittima di femminicidio. Per 5 anni ci hanno distrutto, ora siamo liberi»

6 giorni fa 3
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«Finalmente vediamo una luce in fondo al tunnel» con voce commossa e ancora incredula, Maria Cotoia, madre di Alex, parla il giorno dell’assoluzione del figlio, il 22enne che lunedì 13 gennaio la Corte d’assise d’appello di Torino ha riconosciuto innocente. Alex Cotoia aveva ucciso il padre, Giuseppe Pompa, il 30 aprile 2020 a Collegno, un gesto drammatico ma ora giudicato come legittima difesa: aveva agito per salvare la madre da un’aggressione che avrebbe potuto rivelarsi fatale. «Stiamo bene, stiamo cercando di capire cosa è successo. Siamo felici che tutto ciò sia avvenuto e che Alex sia stato assolto», racconta al Messaggero, nel giorno in cui si chiude un calvario giudiziario lungo cinque anni.

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La sentenza

Maria ricorda il momento in cui è arrivata la sentenza: «Gioia, tanta gioia. Ci siamo abbracciati. Eravamo felici entrambi, sia io che Alex.

Dopo tutto quello che abbiamo patito, dopo tutta la sofferenza che abbiamo dovuto subire e i cinque anni di processo, non semplici, è stato un momento indescrivibile».

Cinque anni difficili, trascorsi in attesa della sentenza, che sono stati un periodo di sofferenza e resistenza. Maria racconta: «Li abbiamo dovuti affrontare con molta forza e non è per niente scontato. Ci hanno voluto distruggere. Non ci ha aiutato nessuno, e dopo dieci anni di violenza sulle spalle, finalmente vediamo una luce in fondo al tunnel».

Alle domande su quali attacchi si riferisca, Maria non trattiene le emozioni: «Mi riferisco agli attacchi subiti durante il processo, che sono stati tanti. Io ero una vittima, sono una sopravvissuta all'ennesimo femminicidio che ci poteva essere e ci sarebbe sicuramente stato. E quindi, dal mio punto di vista, non mi ha aiutato nessuno, anzi. Se non fossimo stati forti da tenere duro, io e i miei ragazzi, se non avessimo resistito, sarebbe stato ancora più difficile. Quello che non è successo prima poteva succedere durante il processo. È stata una lotta continua».

Nonostante tutto, lei e la sua famiglia hanno continuato ad attendere. «Ce lo auguravamo. Abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia e speravamo che alla fine il bene potesse vincere. E così è stato».

Il futuro

Ora, con la sentenza alle spalle, Alex ha una vita da ricostruire. «Certamente. Adesso procederemo passo dopo passo. Cercheremo quella tranquillità che ci meritiamo da tanto tempo», spiega la donna. Il suo sostegno è stato fondamentale durante questi anni difficili. «L’ho sostenuto con il mio cuore di mamma, cercando sempre di essere positiva. È il mio carattere, e per fortuna ho saputo trasmettergli forza. Non ci siamo mai abbattuti, abbiamo resistito».

Guardando al futuro, Maria spera che Alex possa finalmente trovare la serenità e la stabilità che merita. «La speranza è quella di un futuro sicuramente migliore rispetto a tutte le sofferenze che abbiamo subìto, soprattutto per Alex, che finalmente possa trovare una sistemazione, una serenità mentale, una stabilità lavorativa e la possibilità di godersi un pochino i suoi anni da ragazzo. Per noi, questo risultato rappresenta una vittoria della giustizia e speriamo che il nostro caso ispiri altre persone a non arrendersi, anche nelle situazioni più difficili».

E quali sono i sogni di Alex? Maria risponde con dolcezza: «Sogna un lavoro, qualcosa che gli permetta di realizzarsi. Non so esattamente cosa, ma ha studiato Scienze della Comunicazione. Gli piace molto lo sport, ne è appassionato».

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