Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Ostaggi liberi, il certificato di fine prigionia e le foto in posa: l?ultima umiliazione durante lo scambio

3 ore fa 1
ARTICLE AD BOX

Per qualcuno, quello di lasciare un “regalo” agli ostaggi liberati è stato solo un macabro rituale. Per altri, si trattato dell’ultima tortura psicologica nei confronti delle tre donne appena rilasciate, costrette a sorridere in favore di telecamere mentre la folla si ammassava intorno alle automobili della Croce Rossa. Ma la scelta di Hamas di dare a Doron Steinbrecher, Emily Damari e Romi Gonen un “souvenir” del rapimento è qualcosa di più profondo. Una mossa studiata a tavolino per inviare al governo israeliano, all’opinione pubblica e al mondo alcuni messaggi. Hamas conosce bene la propaganda, e lo ha dimostrato il modo in cui ha gestito la consegna delle tre donne. I miliziani si sono schierati in modo da far capire di essere ancora l’unica autorità di Gaza. Hanno mostrato di sapere controllare l’ordine pubblico. Hanno messo le telecamere in modo che la folla apparisse numerosa. I miliziani hanno predisposto anche uno scambio di documenti ufficiali con la Croce Rossa con alcuni documenti da firmare, come se si trattasse di una sorta di potere amministrativo, con tanto di dichiarazione ufficiale. E alle donne, mostrate al pubblico sempre sorridenti verso i loro sequestratori e i miliziani, hanno dato una borsa. Un sacchetto con il logo delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam in cui c’era il “certificato di rilascio” scritto in arabo e in ebraico e firmato da miliziani e Croce Rossa. Ma al suo interno c’era anche altro: foto della prigionia, una mappa della Striscia di Gaza e una collana con i colori della bandiera palestinese.

LA STRATEGIA

Di questo materiale non si sa molto altro. Un rappresentante della famiglia di Gonen ha confermato alla Cnn che la borsa conteneva il certificato, una collana e delle foto, ma lo Shin Bet ha sequestrato il materiale non appena la ragazza è rientrata in Israele. Per l’intelligence dello Stato ebraico, ogni elemento che arriva direttamente da Hamas può essere prezioso. Può volere dire qualcosa, può dare indizi sulla prigionia, e in ogni caso nessuno vuole che sia dato in pasto al pubblico. Perché l’obiettivo di Hamas, ora, è sfruttare il rilascio degli ostaggi come ultima arma di propaganda, e nulla può essere lasciato al caso.

La milizia sa di potersi giocare ancora delle carte. Vuole dare al mondo l’immagine di ostaggi sereni e trattati bene. Vuole chiarire a Israele, all’Autorità nazionale palestinese e al resto dei Paesi coinvolti nel cessate il fuoco che l’ordine è garantito da Hamas. Le bandiere del gruppo apparse durante il rilascio dei detenuti palestinesi in Cisgiordania hanno dato anche il segnale che l’organizzazione vuole assumere un ruolo al di là della sola Striscia di Gaza, mostrando di combattere non per sé stessa ma per l’intera causa palestinese. Il governo israeliano ha evitato di commentare i “souvenir”, così come nessuno, tra Idf e familiari degli ostaggi, ha voluto parlare dei video rilasciati da Hamas. Ma è chiaro che l’organizzazione palestinese ha tutto l’interesse a sfruttare l’accordo a fini propagandistici. E l’ultradestra israeliana, innervosita dalle immagini, è già sul piede di guerra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi tutto l articolo