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Cinque ragazzi sotto torchio per fare chiarezza sull'omicidio di Alex Marangon, il 25enne veneziano massacrato di botte durante un raduno sciamanico nell'abbazia di Vidor (Treviso) e poi gettato nel Piave. I carabinieri hanno risentito cinque dei circa venti partecipanti all'evento di "musica medicina" che si è svolto lo scorso fine settimana e si è rivelato fatale per il giovane barista di Marcon. Identificati altri due invitati, sulla base delle chat e delle ricostruzioni fornite dai testimoni. Nei prossimi giorni nuovi sopralluoghi nell'area dell'abbazia e sul greto del Piave a Ciano del Montello, nella zona in cui il corpo del giovane è stato trovato martedì scorso, su un isolotto, dopo due giorni e mezzo di ricerche ininterrotte: i militari della scientifica setacceranno i luoghi a caccia di tracce di sangue, impronte e qualsiasi altro elemento utile a scoprire chi ha massacrato Marangon.
LA SVOLTA
La stretta è scattata dopo la svolta «agghiacciante» dell'autopsia, come l'ha definita il procuratore di Treviso Marco Martani. Alex aveva profonde ferite alla testa (di cui una sulla tempia sinistra che gli ha fracassato il cranio), alcune costole rotte, un'emorragia interna polmonare che gli ha fatto perdere quasi un litro di sangue, e alcuni traumi alle gambe. Ferite del genere, secondo gli inquirenti, non si spiegano soltanto con una caduta accidentale e con il trascinamento della corrente del fiume. I colpi sono stati inferti da oggetti contundenti.
Intanto un amico di Marangon ha confidato che il giovane era «preoccupato per il rito in Abbazia». Secondo fonti vicine alla famiglia il ragazzo nutriva "timori e preoccupazioni" in vista del terzo incontro all'Abbazia di Vidor, che gli sarebbe stato fatale. Ma che cosa poteva preoccuparlo? Forse i rischi legati a una cerimonia in un luogo aperto, difficile da supervisionare. Senza contare che la spiaggia di sassi sul Piave è spesso frequentata da persone che, per "sballarsi", consumano alcol e droghe.
Da 48 ore, dunque, si indaga per omicidio volontario e non più per morte in conseguenza di altro reato. Resta da chiarire che cosa è successo nelle tre ore, in cui Alex si è allontanato dai compagni, intorno alle 3 di notte, alla richiesta d'intervento fatta attorno alle 6 ai carabinieri da parte del proprietario del sito, il conte Giulio Da Sacco. A organizzare la due giorni di "musica medicina" è stata la coppia di musicisti Andrea "Zu" Zuin e Tatiana "Tati" Marchetto. L'obiettivo era approfondire pratiche spirituali dell'Amazzonia insieme al musicista "curadero" colombiano Johnny Benavides. Alex aveva già partecipato a eventi del genere. Anche stavolta sembra filare tutto liscio: venerdì aveva assunto, come gli altri partecipanti, un decotto di erbe: una tisana purgativa secondo Zuin, con lievissimi effetti sulla mente, non un potente allucinogeno. Qualcuno aveva ipotizzato invece l'assunzione di ayahuasca, un potente allucinogeno usato dagli sciamani del Sud America. Ma saranno gli esami tossicologici a fare chiarezza.
VENTIQUATTR'ORE PRIMA
Il giorno prima aveva anche fatto un bagno nel fiume, sorvegliato. Sabato il rituale si è ripetuto identico. Ma stavolta qualcosa va storto. Mentre il gruppo è radunato nella chiesetta dell'abbazia, il 25enne si allontana. Stando a quanto riferito da Zuin, Benavides e il compagno, medico e connazionale, seguono il ragazzo all'esterno. La seduta prosegue finché un ragazzo li avverte che Alex è scappato. Ai carabinieri risulta che almeno un ragazzo lo abbia seguito fino al limitare del bosco e poi sia tornato indietro. A quel punto, e sono circa le 3 di notte, scattano le ricerche nel bosco, a cui si unisce anche il conte, svegliato dalla moglie. Poco dopo le 6 scatta la richiesta d'aiuto ai carabinieri per la scomparsa del ragazzo. Quando arrivano le pattuglie qualcuno dei presenti si è già allontanato, molti altri invece sono ancora sul posto. Anche il "curandero" e il suo connazionale sarebbero andati via. Il resto è cronaca di due giorni e mezzo di ricerche febbrili, fino al ritrovamento del corpo. Intanto c'è chi solleva dei dubbi sull'ipotesi dell'omicidio: «Se Alex fosse stato aggredito brutalmente e ucciso nell'area dell'abbazia, i cani molecolari avrebbero trovato qualche traccia di sangue. Invece non è emerso nulla in due giorni di ricerche», fa notare Cesare Dal Maso, legale del conte.