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Alex Marangon, mistero sulla morte: non solo «erba magica», nel suo corpo anche altre sostanze

3 giorni fa 3
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Ha assunto l’ayahuasca. La notte tra il 29 e il 30 giugno Alex Marangon ha bevuto un decotto a base di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un effetto visionario. Il barman 25enne di Marcon stava partecipando a un rito sciamanico nell’abbazia di Vidor, da cui si era allontanato verso le 3 del mattino. I partecipanti al rito lo avevano cercato, senza esito, e ne avevano denunciato la scomparsa alle 6 di domenica. Il corpo di Alex venne ritrovato senza vita tre giorni dopo, arenato su un isolotto del Piave, col cranio fracassato. Che, dunque, Alex avesse assunto ayahuasca lo confermano i primi esiti dell’esame tossicologico condotto dal professor Riccardo Addobbati, chimico, specialista in Tossicologia, responsabile della struttura in Tossicologia dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste. Ma è soltanto un esito parziale. È stata chiesta una proroga d’indagine, concessa dalla Procura, in quanto non ci sono ancora i risultati relativi a tutte le analisi delle sostanze che potrebbe aver assunto Alex.

LO SCREENING

Perché? È presto detto. Poiché la dimetiltriptamina presente nell’ayahuasca è una sostanza che non può essere psicoattiva per via orale, l'unico modo per raggiungere l'effetto stupefacente è mediante l'azione degli inibitori delle monoamino ossidasi, presenti naturalmente all'interno delle altre piante usate nel decotto. Ed è proprio questo che si vuole capire. Quali altre sostanze potrebbero essere state presenti nella “purga” somministrata agli adenti al rito sciamanico tenutosi nell’abbazia di Vidor. E in che quantità. Per completare lo screening, dopo la ricerca dei componenti attivi - tra cui anche la bufotenina - è necessario confrontarli con gli standard ministeriali. Molte sostanze tendono ad assomigliarsi ed è necessario raggiungere la certezza per quanto riguarda la qualità di quello che è stato trovato nel sangue di Alex e, quindi, la quantità.

LA PROCURA

In Procura non è ancora stato depositato l’esito conclusivo della perizia sui test tossicologici che, se venissero confermate le prime risultanze, potrebbe aprire nuovi scenari per cercare di definire la morte del 25enne di Marcon. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo tutt’ora senza indagati. Ma, se risultasse che nel rito è stata somministrata una purga a base di allucinogeni vietati, potrebbe cambiare il ruolo degli organizzatori del ritiro e anche dei due curanderi che hanno distribuito la sostanza, Johnni Benavides e Sebastian Castillos, subito scomparsi e attualmente attivi in Colombia, dove tengono tour sciamanici.
Nella morte del giovane restano, per ora, le uniche certezze date dalle tappe cronologiche: sabato 29 e domenica 30 giugno Alex ha partecipato al rito all’abbazia di Vidor. È stato ritrovato il 2 luglio senza vita sul greto del Piave, a 4 chilometri di distanza. Il 5 luglio l’esito dell’autopsia, effettuata dal medico legale della Procura Alberto Furlanetto, alla presenza del medico di parte (per la famiglia) Antonello Cirnelli, indicava delle ferite alla base del cranico incompatibili con una caduta o con un ipotetico suicidio. Poi, era seguita l’ispezione dei vigili del fuoco lungo il dirupo sotto la terrazza dell’abbazia che sporge proprio sul fiume Piave, che non aveva dato esito positivo. Non erano state trovate tracce di una possibile caduta, né rami spezzati né tracce di sangue.

FAMIGLIA E SINDACO

Tutto ciò non piace ai familiari di Alex. Sui social il papà Luca ha pubblicato una serie di post in cui chiede «verità e giustizia». Nell’ultimo messaggio sottolinea: «Vorrei ricordare che mio figlio è morto per i colpi ricevuti e non per le sostanze assunte». Mentre il sindaco di Vidor, Mario Bailo, si appella agli inquirenti: «Abbiamo fiducia nel lavoro della Procura e delle forze dell’ordine. Speriamo quanto prima che sia fatta luce sulla morte di Alex e tutta la comunità chiede una soluzione e di conoscere quanto prima la verità». Il primo cittadino aggiunge: «Tutta questa pubblicità non fa bene al nostro Comune, l’odio sui social non piace a nessuno di noi e penso che non lo meritiamo. Siamo sempre stati una comunità accogliente, abbiamo puntato su manifestazioni ed eventi per valorizzare il territorio. Ma questa eco mediatica non è cosa che meritiamo. Speriamo che giunga presto una verità perché si spengano i riflettori su Vidor».

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