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Tommaso Montesano 05 maggio 2024
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L’«iscritta e militante» Cinzia Fenti è disperata: «Ma la vogliamo smettere di fare campagna elettorale per la controparte? Cambiate responsabile della comunicazione: smettetela! Facciamo sapere cosa vogliamo fare noi in Europa!». A far imbestialire Cinzia, e non solo lei come vedremo, è l’ultima trovata del Pd per la campagna elettorale: un fac simile della scheda di voto che fa il verso all’invito della premier Meloni a scrivere «Giorgia» una volta entrati nel seggio. «Si scrive Giorgia», è lo slogan del Pd, ma «si legge novax, pistoleri, omofobi, misogini. Nelle liste per le Europee è concentrato tutto il peggio della destra».
Uno spot elettorale, a leggere le reazioni su Facebook e X, che ha avuto l’effetto di un boomerang per il partito di Elly Schlein, travolto dalle critiche di militanti e non. Non serve essere un guru della comunicazione per capire che puntare l’indice sempre e solo sull’avversario- come accaduto anche pochi giorni fa per il manifesto anti-Vannacci con la scritta «ignoralo» - invece di far emergere le proprie proposte mette sotto i riflettori l’avversario invece dell’autore del messaggio. Basta dare un’occhiata ai commenti sotto i post del Pd per capire che la mossa dem ha ottenuto l’effetto contrario, facendo emergere la pochezza del programma progressista. «Credo sia il caso di ignorare, ma seriamente, gli avversari e parlare di argomenti concreti... non è “attaccando” l’avversario che si guadagnano voti», scrive Vincenzo Curcio su Facebook. «Io sono d’accordo nel denunciare ma bisogna anche saper proporre cose concrete! La gente vuol sentir parlare di programmi per migliorare la vita di tutti noi, anche quelli che poi voteranno la Giorgia», concorda Fabrizio Lotti. C’è anche chi sceglie la via del sarcasmo. «Questa è una vera campagna elettorale.
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Basata su idee (tutte fattibili ovviamente!) e proposte serie e di facile applicazione! Bravissimi. Continuate così!», è l’applauso - ironico, condito dall’emoticon con la faccina che ride a crepapelle - di Norberto Guerri. Stefano Colleoni, invece, è tranchant: «Mi avete fatto venire voglia di votare Salvini». «Mamma mia come state messi male... Tutta la vita Giorgia», chiosa Mauro Solfrizzi.
Anelito Perozzi, invece, si chiede cosa facciano gli esperti di comunicazione del Pd: «Ma gli amministratori del gruppo leggono mai i commenti? Se la risposta è sì, sono da sostituire». Perché un autogol può anche essere tollerato, ma due iniziano a essere troppi. Toni simili su X. «Avete finito con il repertorio del 25 Aprile e del 1 Maggio ed ora cominciate con l’insulto, la demonizzazione dell’avversario e la logica del sospetto. È segno di incapacità, di assenza di idee e programmi, di immaturità politica.
La gente non vi voterà», prevede Liborio Patelmo. Alla fine ciò che resta è il vuoto della proposta politica dem: «Cari comunicatori del Pd che non ne azzeccate una, ma una, dico una, almeno una proposta seria e concreta in positivo prima o poi la fate?», si chiede Giovanni De Merulis. La speranza è l’ultima a morire.