ARTICLE AD BOX
A provare ad accendere la luce nelle ore più buie per la nascita della nuova Commissione europea è Sergio Mattarella. Come si legge all’interno della nota stringata che ha seguito il colloquio di una mezz’oretta avuto ieri al Quirinale con il Commissario e vicepresidente esecutivo designato Raffaele Fitto, il Capo dello Stato «ha formulato gli auguri per l’affidamento dell’incarico, così importante per l’Italia, assegnatogli dalla presidente Von der Leyen nell’ambito della Commissione dell’Unione europea». Parole utili a lanciare un segnale dentro e fuori ai confini nostrani: l’indicazione del ministro a Bruxelles va considerata una priorità del Paese.
IL COMIZIO
Non a caso a cogliere immediatamente quello che ieri ha quindi assunto le sembianze di un monito rivolto all’indecisione del Partito democratico è la presidente del Consiglio. Giorgia Meloni, quando a sera è stata chiamata sul palco del comizio del centrodestra a Perugia, sciorina infatti un lungo attacco contro Elly Schlein. Alla segretaria dem rimprovera che «il Pse, del quale il Pd è il gruppo di maggioranza relativa, ha dato mandato alla capogruppo di trattare con von der Leyen il fatto che Fitto non sia vicepresidente della commissione». Meloni chiede a quindi a Schlein «di dire quale sia la posizione ufficiale del Pd», di rispondere «non a me ma ai cittadini italiani: le persone serie fanno così». Per la leader di Fratelli d’Italia è «inaccettabile» ostacolare la soluzione di «un commissario con un portafoglio da mille miliardi, e una vicepresidenza della commissione, che significa coordinare diverse e importanti materie per l'Italia».
«Con che coraggio Meloni mette in discussione la serietà del Pd sul voto a Fitto? - replica in prima battuta il vicepresidente del gruppo del Partito democratico alla Camera dei Deputati, Toni Ricciardi - La prima domanda dovrebbe farla al suo vice premier Salvini che non voterà la commissione e il commissario Fitto. Non prendiamo lezioni di serietà da chi si arrampica sugli specchi ogni giorno per nascondere le proprie divisioni». Poco dopo però da un'altra piazza del capoluogo umbro arriva anche la risposta di Schlein: «Non sono io a dover rispondere ma lei ai cittadini dei tagli alla sanità e alla scuola». Un modo per lanciare la palla in tribuna che secondo i meloniani denota la difficoltà in cui oggi si trova il Pd. «La faziosità, la miopia e l’ostinata e vana ricerca di contrastare questo Esecutivo stanno portando le opposizioni ad affossare la nostra Nazione e il ruolo chiave che questa può giocare in Europa. Non è colpa loro. Come nella favola della “rana e dello scorpione”: è la loro natura» ha detto non a caso il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti.
LE ASSOCIAZIONI
Intanto nelle ultime ore si è mossa per fare pressione sul via libera a Fitto una costellazione di sigle del settore produttivo: da Confindustria a Confcommercio, da Confcooperative a Confartigianato, passando per la Cisl. Una lunga serie di dichiarazioni con inviti ad andare «oltre i particolarismi», a «superare le polemiche per interesse dell'Italia» e a chiudere senza intoppi la definizione della Commissione. «Sarebbe folle dividersi davanti a delle sfide decisive» ha detto ad esempio il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. «Rappresenta un'opportunità strategica» è in estrema sintesi, invece, l’appello rivolto in una lettera a Schlein dal numero uno di Coldiretti Ettore Prandini. Uno sforzo culminato poi proprio con l'incontro fra il ministro e il presidente della Repubblica. Un faccia a faccia utile a fare quadrato più che a rinfocolare le polemiche del giorno. Oltre che - secondo i meloniani - a rendere impossibile al Partito democratico liquidare Fitto come un fascista o ultraconservatore.