ARTICLE AD BOX
Musk sì, no, forse. Sono ancora un caso le parole del patron di Tesla contro i giudici italiani. All’indomani della censura del Colle e la (timida) presa di distanza di Palazzo Chigi, nel centrodestra tiene banco il dibattito sul Tycoon sudafricano in procinto di entrare nella futura amministrazione Trump. Duro il giudizio del leader di Forza Italia Antonio Tajani: «È il linguaggio che non mi piace, non è italiano, non deve interferire nelle nostre vicende» tuona il ministro degli Esteri dal comizio finale a Perugia per le regionali umbre, «non è compito mio interferire nella vita politica degli Stati Uniti, così io mi auguro che nessuno interferisca nella vita politica italiana». Non tutti però in maggioranza la pensano così. Matteo Salvini ad esempio difende ancora il fondatore di Space X con cui rivendica un rapporto personale. «Bisogna imbavagliare Musk o chiunque altro negli Usa o in Norvegia? No» mette a verbale il segretario della Lega a margine dell’arringa umbra, «c'è qualche giudice in Italia che sbaglia e fa politica? Sì. Serve a mio avviso e di tanti altri la separazione delle carriere e la riforma della magistratura? Sì ma non perché lo dice Musk, perché lo dico io». C’è poi chi si spinge oltre.
LE DIVISIONI
Come Andrea Crippa, vicesegretario del Carroccio e braccio destro del ministro delle Infrastrutture. Intercettato dalle telecamere di Striscia la Notizia, non tentenna un attimo sulla querelle tra il Colle e il miliardario: «Tra Mattarella e Musk? Io sto con Musk». Insomma il caso non è chiuso. A tenerlo aperto ci pensano le opposizioni, con il Pd che interroga in Parlamento il governo e chiede chiarimenti sulle trattative riferite da Repubblica per portare in Italia la rete di Starlink, di cui Musk è proprietario. «Meloni cosa pensa? È forse questo il motivo per cui ha dovuto aspettare la presa di posizione del Presidente Mattarella per invitare il suo «amico» Musk ad abbassare i toni?». Mercoledì sera, su input della premier Giorgia Meloni, Musk ha pubblicato un comunicato per assicurare da parte sua “rispetto” nei confronti di Mattarella e l’intenzione di non interferire negli affari italiani. Il copione è lo stesso seguito ieri da Andrea Stroppa, informatico italiano diventato braccio destro dell’imprenditore e patron di X. Intervistato da Sky Tg24 torna sulle parole al centro del polverone: «Credo siano come spesso accade frutto di un pensiero onesto, di certo non voleva ledere la sovranità del nostro Paese o entrare nelle nostre dinamiche: non è suo interesse». Poi la postilla: «Credo però che sia giusto ricordare che le ha espresse da privato cittadino, da imprenditore e non ricoprendo un ruolo che entrerà in carica solo tra qualche mese». Sullo sfondo il caso Musk continua però a montare. Ieri il Tycoon, che guiderà il Dipartimento per la sburocratizzazione del governo Trump, ha ritwittato un post secondo cui X è l’applicazione più scaricata in Italia. E questo a dispetto dei tanti utenti noti al grande pubblico che un po’ alla volta annunciano l’addio alla piattaforma social in protesta con il suo proprietario.
VIP IN FUGA DA X
Nel mondo della musica, si contano già i saluti polemici di Piero Pelù e ieri del gruppo Elio e le storie tese: «Abbiamo deciso di chiudere il nostro profilo X, ormai sempre più simile ad una cloaca». L’Aventino delle star italiane si allarga di giorno in giorno. Mentre fuori dalla bolla social Musk divide e fa parlare. Non solo la politica. Ieri ha detto la sua sulla polemica perfino il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano. Prendendo una netta posizione sullo scontro con il Colle: «Credo che quello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella sia un pensiero valido e molto saggio».