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Accuse pesantissime alla gestione Arcuri sulle mascherine contro il Covid 19 (a cui l’ex commissario straordinario ha risposto in seguito).
A parlare è il presidente della JC Electronics, Dario Bianchi.
Società con la quale il commissario Arcuri aveva al tempo negoziato l’acquisto di un ingente quantitativo di mascherine importate dalla Cina. Il contratto poi fu stracciato. Lo racconta lo stesso Bianchi in Commissione: l’azienda di Colleferro subì la cancellazione del contratto a mascherine già acquistate e consegnate, poiché la fornitura era stata ritenuta non conforme a causa di una sospetta mancata certificazione. La certificazione invece c’era: l’azienda ha poi intentato una causa contro il governo, vincendola. Così raccontava a novembre La Verità. Il Tribunale civile di Roma ha certificato un danno di 203 milioni di euro poiché il governo ha revocato un contratto su basi illegittime.
Tornando invece all’accusa, Dario Bianchi ha rilanciato durante l’audizione sull’arrivo di altre forniture.
“l 14 di agosto ci sequestrano le mascherine approvate dall’Inail, non soltanto approvate dall’Inail ma che erano già anche testate fisicamente. Noi abbiamo subito anche due controlli di test fisici delle mascherine. I test sono stati conformi, rispetto invece alle centinaia di milioni di mascherine portate da Arcuri qui in Italia, che sapeva sin dal principio che non erano conformi, perché nella documentazione c’è scritto che ancora prima di partire nei documenti la dogana ci dice che non sono buoni.
Perché la cosa più triste non è tanto la parte economica: la cosa più triste è che sapevano di consegnare materiali non salubri sin dal primo giorno. Le mascherine erano l’unico strumento che potevano proteggere. Noi abbiamo emesso l’ordine più importante nella storia del governo italiano per un bene di consumo, in quel momento diventato un bene di prima necessità, lo paghiamo 4 volte il prezzo che lo avremmo dovuto pagare e poi, in realtà, questo bene si dimostra essere non salubre”.
Guarda qui l’audizione.