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Ballottaggi, il centrosinistra vince nei cinque capoluoghi. Il Pd: avviso al governo

4 mesi fa 4
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Sognava di fare cappotto, il Pd di Elly Schlein. E ci è quasi riuscito. Perché i cinque capoluoghi di regione in palio ai ballottaggi di domenica e lunedì – sei se si considera anche Cagliari già assegnata al primo turno – li porta a casa tutti il centrosinistra. Che tiene i bocconi più grossi, Firenze e Bari, fortini ancora rossi con percentuali sopra il 60% (nel capoluogo pugliese si supera perfino il 70). Riconquista Perugia dopo dieci anni di dominio avversario. E strappa ai rivali pure Campobasso e Potenza. Mentre il centrodestra fallisce la spallata ma comunque tiene. E si afferma soprattutto nelle città di media grandezza, issando la propria bandiera a Lecce, Rovigo e Caltanissetta e confermando Urbino e Vercelli.

Per la segretaria dem il voto è una «vittoria storica per il Pd e il campo progressista». Ma soprattutto rappresenta «un messaggio chiaro a Giorgia Meloni», ossia che «le città hanno bocciato la destra che governa: basta tagli alla sanità, basta ai salari bassi e no all'autonomia differenziata». I partiti di governo però non ci stanno a parlare di sconfitta. Anzi: «La nostra coalizione da oggi ha più sindaci negli 8mila comuni d'Italia», certifica Maurizio Gasparri di Forza Italia. Mentre per il colonnello meloniano Giovanni Donzelli «ai ballottaggi il centrodestra cresce più del centrosinistra» perché l’asse FdI-Lega-FI «strappa quattro capoluoghi di provincia» agli avversari, mentre «soltanto tre passano dal centrodestra al centrosinistra»: dunque, conclude Donzelli, «abbiamo vinto 4 a 3».

I NUMERI
Per fare un po’ di chiarezza tocca ricorrere al pallottoliere. Se i sei capoluoghi di regione se li è accaparrati tutti il centrosinistra (confermandone due e conquistandone altri quattro), sui 29 di provincia la situazione pre-amministrative era la seguente: 12 uscenti di centrodestra, 13 di centrosinistra, due Cinquestelle, due civici. Dopo i ballottaggi, la conta si aggiorna a favore dei progressisti: 17 sindaci su 29 vanno al centrosinistra, 10 al centrodestra, due civici (Avellino e Verbania). Mentre concentrando lo sguardo al solo secondo turno la sfida la vince il fronte progressista per 7 a 5. Se invece si allarga lo sguardo anche alle città medio-piccole, prendendo in esame i 224 comuni più grandi al voto come ha fatto YouTrend, il pallottoliere segna 115 per il centrosinistra (+11), 81 per il centrodestra (+2), 25 per i civici (-38) e tre per M5S (saldo pari).

FLOP AFFLUENZA
E poi c’è il dato dell’affluenza, che fa flop: ai ballottaggi ha votato meno di un elettore su due (il 47,7%) contro il 62,8 del primo turno. Motivo per cui in tanti, soprattutto dal centrodestra, tornano a puntare il dito contro l’attuale meccanismo del doppio turno. Tra i critici spicca Ignazio La Russa: per il presidente del Senato il sistema elettorale dei sindaci «non è salvifico anzi incrementa l’astensione», perché «in qualche caso si viene eletti con solo il 20% dei voti degli aventi diritto». Anzi, «a volte viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti dell'avversario al primo turno». Per questo per la seconda carica dello Stato servono «idonei correttivi» sul modello del doppio turno siciliano, dove per essere eletti al primo round (nei comuni con più di 15mila abitanti) basta il 40%. «Forza Italia lo propone da tempo», incalza l’azzurro Gasparri.

La Lega, intanto, festeggia in Veneto. Esulta il governatore Luca Zaia: «Ancora una volta le amministrative hanno premiato il nostro radicamento sul territorio, con una direzione diversa rispetto al voto più “politico” delle Europee». Capitolo a parte i Cinquestelle. Che lasciano per strada Caltanissetta e Campobasso. E confermano la rotta indicata da Conte all’indomani delle Europee, ossia l’avvicinamento al Pd. «I cittadini – dicono da via di Campo Marzio – premiano i progetti di intesa tra le forze di opposizione, frutto non di alchimie di palazzo ma di una convergenza che si va consolidando nelle aule parlamentari quanto nelle piazze». E questo «incita a continuare - pur nel rispetto delle diversità - a lavorare per costruire l’alternativa ».

Last but not least, oltre a tingersi di rosso i ballottaggi si sono colorati anche di rosa. Perché su 29 capoluoghi al voto le prime cittadine sono passate da due a otto. E così, dopo la vittoria di Sara Funaro a Firenze, il comune più popoloso amministrato da una sindaca ora è il capoluogo toscano, che ha scalzato Brescia.

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