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ROMA Imbarazzi, smentite, silenzi. E soprattutto il faro della commissione Antimafia, pronta a muoversi già nelle prossime ore. Che quelle frasi di Michele Emiliano fossero destinate a fare rumore era apparso chiaro fin da subito. Ed ecco che, meno di ventiquattr'ore dopo l'uscita del presidente pugliese con protagonista il sindaco di Bari Antonio Decaro («Lo portai a casa della sorella del boss e le dissi: te lo affido»), si scatena il putiferio. Con il centrodestra e Italia viva parlano di dichiarazioni «gravissime», «aberranti» e denunciano il «silenzio del Pd». E il primo cittadino che, invece, nega di aver mai preso parte all'incontro con la sorella del boss Capriati descritto dal governatore. «Su quell'episodio di vent'anni fa Emiliano non ricorda bene», prova a spegnere l'incendio Decaro a cannoneggiamento in corso. «È vero che mi sostenne quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella», mette in chiaro. Anzi: «La signora in questione la incontrai per strada molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava». A sentire il sindaco, insomma, nessun incontro "pacificatore" sarebbe mai avvenuto dopo l'episodio delle minacce da parte del clan Capriati. Anche Emiliano aveva provato a correggere il tiro: «Andai di persona dalla sorella incensurata del boss, per farle capire che le cose erano cambiate e dovevano rivolgersi all'assessore in modi civili». Frittata fatta, però.
Bari, Emiliano choc su Decaro: «Lo portai dalla sorella del boss Capriati e le dissi "te lo affido"»
CONVOCAZIONE
E se il numero due della Lega, Andrea Crippa, invoca lo scioglimento «quanto prima» del Comune di Bari, sul caso è pronta a puntare un faro la commissione Antimafia. Che già nelle prossime ore potrebbe chiedere di ascoltare il governatore pugliese. Del resto una riunione della commissione guidata dalla meloniana Chiara Colosimo era già in agenda per oggi pomeriggio: in programma l'audizione del direttore della Dia Michele Carbone. Più probabilmente, però, la richiesta verrà ufficializzata dai membri di maggioranza alla capigruppo di mercoledì. «Le dichiarazioni di Emiliano sono degne di un approfondimento», avverte il vicepresidente Mauro D'Attis. «Vanno acquisiti tutti gli atti e programmate una serie di audizioni». Ma a pensarla così sono tutti i capigruppo in commissione dei partiti di centrodestra, il forzista Pietro Pittalis, il meloniano Riccardo De Corato e il leghista Raniero Cantalamessa: «Rivelazioni agghiaccianti affonda quest'ultimo Chiederò la convocazione del governatore per fare chiarezza». Convocazione che a questo punto pare inevitabile.
«Io non avrei mai parlato con la sorella di un boss, per nessun motivo», prende le distanze pure il vicepremier Antonio Tajani. Che invece si dice «garantista» sulla commissione che dovrà valutare l'ipotesi di scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, nominata dopo i 130 arresti di febbraio.
CONTRATTACCO
Alle proteste della maggioranza, intanto, si associano i renziani di Iv. Mentre i dem provano a passare al contrattacco. E fanno muro contro lo scenario di un'antimafia utilizzata «per motivi elettoralistici dal governo»: «La destra attaccano Walter Verini e Francesco Boccia, seguiti da tutti gli altri esponenti del Pd in commissione usa le istituzioni come clava politica».
Intanto, mentre la sorella del boss Capriati dice al Tg1 di non aver «mai visto Decaro, non è mai venuto qui», Emiliano bolla la sua come una «boutade». «A chi in queste ore sta alimentando la strumentalizzazione politica, ricordo che da sostituto procuratore antimafia chiesi il rinvio a giudizio di Antonio Capriati. Sostenni l'accusa per anni e Capriati fu condannato all'ergastolo per omicidio», conclude. «Altro che ossequio». Parole che a quanto sembra dovrà presto ripetere di fronte ai parlamentari.