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Una ventina di giorni fa, nel doppiofondo segreto di un vecchio armadio custodito nella casa dei genitori a Rovigo, Andrea P. ha ritrovato quello che potrebbe essere un tesoro. Oppure un'invidiabile collezione numismatica, che però non avrebbe lo stesso valore - perché comprende l'intera emissione di cartelle al portatore - del prestito di "lire 6 milioni al 5 per cento netto", fatto nel 1925 dall'allora città di San Pier d'Arena, che oggi è uno dei nove municipi di Genova.
Era un bancario il nonno del 40enne di origini rodigine e residente a Padova. E soprattutto era di nobile e facoltosa famiglia: tanto da aver sottoscritto l'intero importo, riferisce Giovanni Rossetti per Giustitalia, l'associazione alla quale il 40enne si è rivolto per essere assistito nella difficile richiesta di rimborso.
IL TESORO
«Si tratta di una cifra notevolissima, anche per l'epoca, con la quale si potevano acquistare anche più ville e terreni edificabili. Il predetto titolo - precisa l'Associazione Giustitalia in un comunicato stampa - è stato stimato da un nostro consulente che ha valutato un rimborso, con il favore degli interessi legali, della rivalutazione e della capitalizzazione, dalla data di emissione a quella del ritrovamento, di una cifra superiore ai 7 milioni di euro».
Andrea P. ha così conferito mandato all'avvocato Francesco Di Giovanni del Foro di Roma, che si occupa, tra le altre cose, su scala nazionale e internazionale del rimborso dei buoni postali e dei titoli di Stato, di agire al fine del recupero della somma presso Poste italiane e il Ministero dell'Economia e delle Finanze obbligati in solido a 'onorare' tutti i debiti esistenti anche prima dell'avvento della Repubblica Italiana.
Giustitalia offre anche un dato statitisco: «In Italia ci sono circa 10 milioni di titoli di credito 'antichi', tra buoni postali, libretti bancari, Bot, eccetera, non riscossi e ancora riscuotibili. E purtroppo c'è molta disinformazione anche da parte degli enti preposti al pagamento».
«La casistica è molto varia: in studio ci sono capitati tanti casi. Però in questo caso, quello che è rilevante è l'importo. Con 6 milioni di lire nel 1925, lascio solo immaginare che cosa si poteva acquistare», spiega Giovanni Rossetti per Giustitalia, associazione che si occupa a livello nazionale di richieste di rimborso di titoli e buoni di vecchia emissione.
I TERMINI
«Per quegli anni - continua - già 5.000 o 10.000 lire sarebbero una cifra ragguardevole. Un importo del genere è una cifra iperbolica: da bilancio di una banca, per capirci». Sulle possibilità di vedere rimborsato il prestito, quasi centenario, la questione verterà sulla decorrenza della prescrizione: dalla data di scadenza-rimborsabilità o dal giorno del ritrovamento dei titoli di credito?
La Banca d'Italia riceve frequentemente richieste di rimborso o di informazioni sul possibile rimborso di titoli di Stato e buoni postali fruttiferi di vecchia emissione e ormai scaduti, ad esempio. E indica non solo che la prescrizione dei titoli decorre dalla data di scadenza-rimborsabilità, ma che in nessun caso tali titoli possono maturare interessi o rivalutazioni monetarie dopo la data prevista per il loro rimborso, a meno che non siano titoli indicizzati all'inflazione e comunque solo fino alla data di scadenza.
È di parere opposto, invece, l'associazione Giustitalia, per cui la prescrizione non avverrebbe trascorsi 10 anni dalla data di scadenza: «I 10 anni di prescrizione ordinaria, secondo anche un orientamento prevalente della giurisprudenza ordinaria - afferma Giovanni Rossetti - decorrono da quando il soggetto può far valere il proprio diritto. Quindi, nel caso di cui si parla, dal momento del ritrovamento. Perché, ovviamente, un soggetto non può esercitare un diritto che non sa di avere».
«Circostanza del ritrovamento che - precisa Rossetti - va comunque provata con prova testimoniale».
Nei casi che avete affrontato finora ci sono mai state sentenze favorevoli ai richiedenti? «La maggior parte delle procedure sono in corso: è un fenomeno abbastanza recente e diciamo che la casistica è molto varia. Va allestita un'adeguata istruttoria, nel senso che tutte le circostanze vanno dimostrate. Soprattutto quella del tempo del ritrovamento, più che del luogo. E ci deve essere anche legittimazione e successione: diciamo che va fatta un'istruttoria su ciascuna pratica».
«Abbiamo diversi contenziosi aperti in vari fori - conclude Giovanni Rossetti - e per ora sono in fase di trattazione».