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Caterina Balivo cade sull'aglio e la Liguria si offende: campanilismo da tavola

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Ignazio Stagno 02 gennaio 2025

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Lo sfincione palermitano? Può essere rosso con un letto di cipolla su un tappeto si salsa o concentrato di pomodoro, ma può essere anche bianco con la tuma dalle parti di Bagheria. Ecco, non dite mai a un palermitano che lo sfincione di Baarìa è più gustoso di quello che si mangia all’ombra di Montepellegrino. Ma non dite nemmeno a un milanese che il pandoro di Verona è più gustoso del panettone perché senza canditi e uvetta e soprattutto non permettetevi mai di dire a un romano che la carbonara è “pesante”. Su questo piccolo peccato, la hybris sul piatto tipico, è cascata Caterina Balivo nel corso di una delle ultime puntate del 2024 de “La Volta Buona”. Le è bastato definire «puzzolente e piena d’aglio» la sardenaira per essere investita da un fiume di critiche. Al centro di questa faccenda c’è la tradizionale focaccia ligure condita con pomodoro, acciughe, olive, capperi e aglio di cui ha parlato il direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, Aldo Vitali, in un collegamento da Sanremo: «Una pizza tipica di qui con un macello di aglio». A quanto pare da quelle parti attendevano anche Fedez e la Balivo con una battuta ha tuonato: «Ci credo che Fedez non si è presentato! Bravo Federico Lucia, che non sei andato. Pensa che puzza!». Tac, si parte con il processo.


La conduttrice ha osato dove non bisogna osare mai: mettere in discussione il gusto al palato di un piatto tipico, di una specialità regionale. È in quel preciso istante che il “peccatore” viene messo immediatamente sui ceci. Prima sui social dove una marea di utenti dal dna ligure si è sentito oltraggiato da quella “puzza d’aglio” ingenuamente citata dalla Balivo. Il caso è diventato anche politico. Al punto che sul sito della Regione Liguria è stato pubblicato un comunicato dal titolo “Caso sardenaira” e a dire la sua è stato l’assessore al turismo Luca Lombardi: «Il servizio pubblico televisivo dovrebbe contribuire a valorizzare le tipicità locali, che sono parte integrante del patrimonio culturale e turistico del nostro Paese» ha scritto. E ancora: «Invito quindi Caterina Balivo a Sanremo, magari in occasione del Festival, per assaggiare la sardenaira e scoprire di persona la sua bontà e delicatezza. Sono certo che apprezzerà questo simbolo della nostra tradizione gastronomica e contribuirà a farlo conoscere e amare da un pubblico ancora più ampio».


Insomma, il rappresentante delle istituzioni per tenere a bada la “rivolta” è intervenuto, dovesse mai scoppiare la rivolta dei forni perla sardenaira. E su Instagram è intervenuto nel dibattito anche il senatore Gianni Berrino che ha pubblicato una foto della focaccia e ha scritto: «La sardenaira, non è piena d’aglio, sulla sardenaira c’è anche l’aglio». In quell’”anche” c’è tutto l’orgoglio ligure e una frecciatina alla Balivo. Non poteva poi mancare all’appello il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager che rivendica la tradizione e l’odore (non la “puzza” eh) inconfondibile: «La sardenaira? Il mio è un amore incondizionato, nato da bambino e cresciuto nel tempo. Se la vedo o ne sento il profumo devo assaggiarne un pezzo, è un’attrazione irresistibile». Poi ha aggiunto: «Uno degli aspetti più divertenti, certamente gustoso, deriva dal fatto di aver assaggiato un’enorme quantità di sardenaira, fatta da mani sempre diverse, girando la città in lungo e in largo. Non ho tenuto il conto, ma penso di aver gustato non meno di 50/60 tipi di preparazione di sardenaira, a conferma di come sia davvero un’indissolubile e storica prelibatezza di Sanremo». Insomma toccatemi tutto ma non la mia focaccia. Antico vizio italico: la tavola è una cosa seria. Fin troppo...

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