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Non c’è solo il caso Cecilia Sala sul tavolo imbandito nella villa di Mar-a-Lago. Giorgia Meloni valutava da tempo una tappa in Florida per avere un confronto a tu per tu con il presidente eletto americano Donald Trump. E se il vis-a-vis in programma a Roma l’11 gennaio con il presidente uscente Joe Biden avrà il sapore di un commiato, il vertice di ieri insieme a Trump ed Elon Musk è stato il primo operativo da quando il Tycoon ha vinto le elezioni.
I TEMI SUL TAVOLO
Tanti i dossier da squadernare in un clima conviviale e informale. Oltre alla liberazione della reporter italiana rinchiusa nel carcere iraniano di Evin, legata a doppio filo all’estradizione negli Stati Uniti dell’ingegnere iraniano Mohammed Abedini oggi agli arresti in Italia, si è parlato di Ucraina. Cioè della roadmap per arrivare a una tregua tra Mosca e Kiev a tre anni dall’invasione russa. La premier ha riferito a Trump della cena fra leader europei della Nato tenutasi nella residenza del segretario generale dell’Alleanza atlantica. Un convivio che in realtà aveva certificato lo stallo europeo sulle prossime mosse. Da un lato i Paesi nordici e baltici decisi a tenere alta la pressione su Mosca e inviare armi e munizioni a Zelensky. Dall’altra la stanchezza che si fa strada nelle cancellerie europee e negli elettorati, come ricordato al tavolo di Bruxelles da Scholz e Meloni. La premier italiana ascolta la ricetta Trump. Il presidente eletto è convinto di poter chiudere in fretta la partita e vuole farlo parlando a tu per tu con Vladimir Putin. Una tregua muscolare, che costerà al governo di Kiev la perdita di buona parte dei territori attualmente occupati dalle truppe russe ma dovrà includere garanzie di sicurezza per il Paese aggredito. Che comunque, e su questo concordano sia Trump che Meloni, non avrà accesso alla Nato nei prossimi anni. Entro la metà di gennaio la premier riceverà a Palazzo Chigi l’inviato di Trump per l’Ucraina, il generale Keith Kellog, per entrare nei dettagli. A Mar-a-Lago c’è tempo per affrontare la grande questione dei dazi commerciali, vero cruccio di Trump che accusa l’Europa, proprio come nel 2016, di «concorrenza sleale» e intende ribaltare la bilancia. Ma tra i piatti forti della cena, visto il commensale d’eccezione, Musk, finiscono anche gli investimenti di Starlink in Italia. Il colosso dei satelliti in mano all’imprenditore miliardario sudafricano ha diversi interessi nel nostro Paese. Cinque degli oltre seimila satelliti Starlink in orbita garantiscono l’accesso ad internet veloce in Italia, connettendo circa 40mila famiglie. Numeri ancora bassi ma che potrebbero crescere nei prossimi mesi. Sulle trattative per portare nello Stivale gli investimenti di Starlink ha pesato nei mesi scorso l’inchiesta della Procura di Roma per corruzione e turbativa d’asta su alcuni appalti Sogei, società pubblica dell’informazione controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze. Ebbene all’attenzione della procura è finito, si legge nelle carte, «il progetto volto all'acquisizione da parte del governo italiano del sistema satellitare realizzato e fornito» dal gruppo di Musk.
GLI INVESTIMENTI
Ora però le trattative sono ripartite. Come ha spiegato nei mesi scorso il sottosegretario all’Innovazione digitale Alessio Butti, il governo sta valutando di coinvolgere Starlink nel piano Italia a 1 giga per compensare i ritardi dell’infrastrutturazione nelle aree remote del Paese. Sulla vicenda Starlink è tornato ieri il referente italiano di Musk, Andrea Stroppa. «Leggo di continuo che il governo è fra le braccia di Musk. Mi dite uno, ma dico un accordo, agevolazione, aiuto o qualunque cosa a Musk o a una delle sue aziende?».