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Cecilia Sala, il padre: «Quel viaggio a Teheran ci ha fatto subito tremare. Oggi vince il suo coraggio»

3 settimane fa 5
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«Quando ho visto comparire il nome di Cecilia sul display del mio cellulare, che mi chiamava, mi sono commosso. Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita». Renato Sala, alla notizia della scarcerazione di Cecilia, ha dismesso l’aplomb da importante manager bancario e liberato le emozioni viscerali di un padre che ha saputo di poter finalmente riabbracciare sua figlia, dopo aver vissuto gli ultimi 20 giorni nell’angoscia, in attesa del suo ritorno.

Chi le ha dato la notizia?
«Ho saputo che avevano liberato Cecilia dal ministro Tajani, che è un caro amico e si è dimostrato veramente eccellente. Mi sentivo vicino a mia figlia e informato, per quanto potevamo essere informati noi genitori. Dopo 7-8 minuti mi arriva la telefonata dal numero di Cecilia. Mi erano arrivate solo tre telefonate mentre era in stato di detenzione, per cui ho visto come un miracolo comparire il suo nome sul display. Mi ha detto: “Papà sono in volo, sto tornando. Ti voglio bene”. Poi quando l’ho riabbracciata mi ha detto: “Finalmente questa parentesi si è chiusa”».

Si aspettava questa svolta così all’improvviso?
«Io ero ormai molto preoccupato. Da ieri (l’altro ieri, ndr), su consiglio di un mio buon amico direttore generale del Policlinico Gemelli, ho iniziato a parlare con uno psicologo, perché dopo 20 giorni uno si trova davanti a un incubo e perciò c’è bisogno di un sostegno. Per miracolo è accaduto quello che è accaduto. Anche perché un conto è avere come interlocutore per una questione giuridica (o apparentemente tale, viste le dichiarazioni del governo iraniano) Regno Unito, Francia, il Maghreb o il Sud America. Un altro conto è avere a che fare con l’Iran. Lì si viaggia nella nebbia più assoluta. Quindi è stato un lavoro non facile per il Ministro degli Esteri; un lavoro straordinario di concerto da parte di tutto il governo e dell’intelligence. Soprattutto c’è stata una proattività e una decisione rapida da parte della presidente del Consiglio dei ministri. Non ricordo nella storia del Paese un precedente analogo per delicatezza del caso e per qualità del risultato».

Pensa sia stato determinante l’incontro avuto domenica dalla premier con Trump, visto che la liberazione è avvenuta a stretto giro?
«Il mio pensiero ha lo stesso valore di quello di qualsiasi altro concittadino. Indubbiamente Tajani e Meloni si sono trovati davanti a una scacchiera dove generalmente ci si siede in due, uno da una parte e uno dall’altra, e invece a un certo punto il gioco si è allargato a “N” altre realtà, credo assolutamente determinanti. Ma questa è solo una supposizione di una persona dotata di buon senso».

Tra queste realtà ci sono ovviamente gli Stati Uniti?
«Sì, il nostro Paese è sempre stato loro alleato. C’erano però congiunture che potevano anche essere negative. Qui l’abilità di Tajani e Meloni ha giocato tanto».

Quando Cecilia le ha detto che sarebbe andata in Iran per lavoro, da padre, era d’accordo?
«Per quanto possono valere le sensazioni, ho avuto subito dei timori per questo Paese. Cecilia credo sia stata 12 volte in Ucraina e ho vissuto con meno preoccupazione quei viaggi. Però confidavo nella sua forza e sono orgoglioso di lei. Ho grande rispetto per la sua professione, perché i giornalisti sono il fondamento della democrazia. Però un conto è commentare Inter-Milan, un conto è andare in Ucraina, in Afghanistan o in sud Sudan. Lì è un po’ più dura fare il proprio lavoro».

Quando le ha detto che voleva fare la giornalista l’ha sostenuta?
«Siccome Cecilia era molto brava in matematica e interessata all’economia, la speranza mia e dei miei amici, come l’ex direttore generale di Bankitalia Salvatore Rossi e Vittorio Grilli allora ministro e prima direttore del Mef, era quella che intraprendesse una carriera economica e pensavamo a come indirizzarla all’estero, magari al Fondo monetario internazionale. Invece in terza elementare vinse il premio “Agende rosse di Borsellino”. Aveva un buon lessico ed è andata in quella direzione. I figli bisogna affiancarli, non stopparli. Poi come genitori siamo stati fortunati perché, pur avendo solo 29 anni, Cecilia ha dimostrato di essere in gamba, tosta e coraggiosa».

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