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Chiara Petrolini, ricerche ossessive sul web per i farmaci che inducono il parto anticipato: «Misoprostolo, dove si compra?»

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«Misoprostolo dove si compra». Come pure «ossitocina», più difficile da reperire e comunque da iniettare. Le ricerche ossessive online di Chiara Petrolini, 22 anni, su farmaci ed erbe che inducono il parto sono al centro delle indagini dei carabinieri. L’ipotesi della Procura di Parma è che la giovane abbia comprato i medicinali on line, anche se gli investigatori non hanno ancora trovato un riscontro. Nessuna traccia comunque di ricette cartacee, il che porterebbe a negare il coinvolgimento di altri, in particolare di due amiche, una delle quali studentessa di Ostetricia.

La 22enne di Vignale di Traversetolo, accusata di omicidio premeditato ed occultamento di cadavere dopo il ritrovamento di due corpi di neonati nel giardino della villetta dove viveva con la famiglia dunque si sarebbe procurata online i farmaci. Sicuramente con l’intento di indurre, accelerare il parto a fine gestazione/rottura delle acque. Con lucidità ha cercato caoticamente forse disperatamente informazioni di ogni tipo su internet. Al vaglio, una serie di farmaci sequestrati dai carabinieri di Parma nella stanza-taverna della ragazza.

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ANTIGASTRICI AL VAGLIO

Se non è stato trovato proprio quello riconducibile a un’interruzione di gravidanza, sarebbero stati reperiti un serie di antigastrici che potrebbero contenere analoghe sostanze - prostaglandine - riconducibili al misoprostolo. Gli accertamenti sono in corso. L’ultima estrema ipotesi, è che abbia usato una manovra meccanica.

Il misoprostolo si assume in ovuli o compresse, l’ossitocina è disponibile in forma di soluzione iniettabile, somministrabile per via endovenosa o intramuscolare, dunque la ragazza avrebbe lucidamente anche compiuto questa operazione. Inoltre l’ossitocina provoca contrazioni delle fibrocellule muscolari lisce uterine, favorendo in questo modo l’espulsione del feto. È raccomandata solo in presenza di un medico. Fin qui la fredda preparazione del parto indotto. Restano molti misteri, a partire dal movente, che anche le giustificazioni di Chiara non hanno dipanato né convinto: «Temevo il giudizio dei miei genitori e del mio fidanzato».

Perché li ha uccisi? Perché non si è confidata con nessuno, portando a termine con determinata follia due gravidanze in assoluta solitudine? All’amica ostetrica - ascoltata dai carabinieri - avrebbe solo fatto una domanda un po’ strana sull’ossitocina. Per poi mettere in atto senza alcun incidente di percorso (anche per lei), due parti e due omicidi.

Ci si chiede: quella notte tra il 6 e il 7 agosto dopo aver partorito, con quale lucida spietata “maestrìa” si è legata il suo cordone, aspettando che la placenta uscisse e che il piccolo morisse dissanguato per un taglio del cordone ombelicale fatto con le forbici trovate in cucina. Chi gliel’ha spiegato come doveva fare, quale tutorial ha seguito? Con quanta freddezza o disperazione ha portato a termine il suo piano? Ancor più che con una rottura delle acque senza l’uso di un antibiotico il feto si infetta entro 24 ore. Mentre la mamma rischia endometrite, setticemia, febbre. Nulla di tutto ciò. Chiara dopo aver perso sangue copioso, ha avuto anche la forza di seppellire quei corpicini sotto la finestra della sua stanza.

IL PICCOLO ANGELO

Non ha mai avuto in mente di salvarli, mette nero su bianco il Pm, alla luce delle ricerche on line effettuate. Ora per quel piccolo ritrovato il 9 agosto, che in Paese volevano chiamare Angelo, c’è anche un dilemma da risolvere: la registrazione anagrafica, nato e morto nel Comune, figlio di chi, di due residenti, in queste ore il sindaco stava affrontano la mera questione burocratica. Mentre una fiaccolata è in programma nei prossimi giorni. Per giovedì 26 settembre è fissato l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip del tribunale di Parma: Chiara dovrà provare a spiegare perché per due volte ha dato alla luce, alla 40esima settimana, a distanza di poco meno di un anno, due figli per poi ucciderli. E continuare la sua vita di sempre.

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