ARTICLE AD BOX
È proseguito per quasi tutta la giornata di ieri il lavoro dei carabinieri di Fasano teso a reperire informazioni precise e indizi che possano far capire cosa sia successo nella notte tra domenica e lunedì nella palazzina popolare in via Piave 160 dove ha perso la vita, precipitando nel vuoto nel vano ascensore, la 25enne Clelia Ditano.
I militari dell’Arma hanno ascoltato decine di persone tra residenti nel condominio, vicini di casa, manutentori dell’impianto, amministratore di condominio e amici della ragazza. Ascoltati nuovamente anche Giuseppe Ditano e Giusy Angiulli, i genitori della giovane. L’assurdità dell’episodio rende non certo facile il lavoro degli investigatori che proprio per questo non vogliono lasciare nulla al caso. Intanto il primo passo che sarà fatto è quello di nominare alcuni periti che dovranno esaminare l’ascensore perché solo capendo cosa sia accaduto all’impianto si potranno capire tante cose.
I dati tecnici
I primi dati tecnici sono stati già acquisiti grazie anche ai responsabili della ditta di manutenzione. Intanto l’ascensore resta sotto sequestro. Tra le ipotesi da verificare se si sia trattato di un guasto imprevedibile oppure se ci sia stata qualche manomissione esterna che ha provocato un blocco dei sistemi di protezione. Una cosa è certa: il mistero è tutto nella porta dell’ascensore che si è aperta nonostante la cabina fosse al primo piano. Su questo lavoreranno gli esperti che saranno certamente chiamati a controllare l’ascensore. La ditta di manutenzione lo aveva controllato a fine aprile e non erano risultate criticità. Per chi conosce bene il mondo degli ascensori è noto che le porte non si aprono se la cabina è in moto oppure non è arrivata al piano chiamato.
Invece nel palazzo dove è avvenuta la tragedia la porta al quarto piano si è aperta anche con l’ascensore al primo e la povera Clelia, forse perché distratta o perché aveva fretta di raggiungere gli amici che l’attendevano di sotto, non si è accorta della mancanza ed è precipitata. Stava capitando anche alla madre della sfortunata giovane lunedì mattina. Anche lei ha aperto la porta e stava per spingere la sua carrozzina all’interno me per fortuna ha visto che l’ascensore non c’era. Sarebbe stata una doppia tragedia. Si attendono le prime decisioni del pm detentore del fascicolo. Innanzi tutto se ci sarà o meno l’autopsia. La sensazione è che alla fine sarà effettuata e se così sarà ci saranno i primi nomi iscritti sul registro degli indagati. Un atto dovuto per tutelare la presunzione d’innocenza in quanto proprio eventuali indagati potranno nominare un loro perito che assista ad un esame irripetibile come, appunto, l’autopsia. Se quest’ultima non dovesse effettuarsi il fascicolo sarà aperto per omicidio colposo contro ignoti in attesa dell’esito delle indagini.
La ricostruzione
Nel frattempo il corpo di Clelia resta in una cella frigorifera dell’obitorio di Fasano. Secondo una prima ricostruzione la ragazza, domenica sera, intorno a mezzanotte, era rientrata a casa dopo una serata con degli amici ed è salita in ascensore nella sua abitazione al quarto piano dell’edificio popolare allocato tra via Piave e via Saragat, dove viveva con i suoi genitori. Dopo aver lasciato alcuni effetti personali in casa è nuovamente uscita per raggiungere alcuni amici che la attendevano di sotto per le ultime chiacchierate. La ragazza ha aperto la porta dell’ascensore ma non si è accorta che questo non era più al quarto ma era sceso lentamente al primo piano ed è precipitata nel vuoto da un'altezza di circa 15 metri schiantandosi sul tetto della cabina.
Nessuno comunque si era accorto di nulla e gli amici non vedendola ridiscendere hanno provato a chiamarla (pare che sul telefono risultino oltre dieci chiamate perse), poi hanno pensato che non uscisse più e sono andati via. All’alba di lunedì una bracciante agricola vicina di casa della famiglia Ditano ha chiamato l’ascensore ma vedendo che non funzionava è scesa a piedi ignara della tragedia accaduta. Intorno alle sei la madre della ragazza, costretta sulla sedia a rotelle da una grave malattia, si è portata vicino all’ascensore, ha aperto la porta e si è accorta per tempo che lo stesso non era risalito al quarto piano. Ha chiamato il marito dicendogli del guasto e contemporaneamente, avendo visto del mancato rientro della sua unica figlia, ha chiesto al consorte di telefonare a Clelia. Ed ecco la brutta sorpresa. Dalla tromba dell’ascensore si è sentito lo squillo del telefonino della ragazza. Inizialmente i genitori non hanno compreso e così ci hanno riprovato e solo al secondo tentativo hanno capito che il cellulare della loro figlia era qualche piano più in giù. Scattato l’allarme la tragica scoperta del corpo ormai esanime della ragazza sulla cabina dell’ascensore.