Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Confronto in Vaticano su come fermare l'antisemitismo, in un pamphlet le espressioni da non usare contro gli ebrei

7 ore fa 1
ARTICLE AD BOX

L'antisemitismo dilaga, si fa largo soprattutto tra i ragazzi, penetra in ambienti un tempo impensabili. Nemmeno all'interno del mondo cattolico vi sono più aree immuni. Spesso, però, sembra non esservi piena consapevolezza sul significato reale di un certo linguaggio, sull'uso di una espressione idiomatica piuttosto che un'altra, di ricorrere a uno stereotipo oppure ancora di avvalorare tesi complottiste tanto diffuse sul web come “il grande reset” e l' “holohoax”, vale a dire la presunta cosiddetta tendenza esagerata del mondo ebraico ad enfatizzare l'Olocausto. Peccato che tutto questo sia classificabile in un solo modo: si tratta di antisemitismo, una mala pianta vecchia di duemila anni che si presenta con un gamma piuttosto ampia e articolata, nascondendo distorsioni financo per minimizzare le dinamiche abnormi della Shoah. Le conseguenze però ancora oggi si ripercuotono su gli ebrei. Da qui l'odio. 

VATICANO

“Tradurre l'odio - Fermare l'antisemitismo inizia con la comprensione” è il titolo di un coraggioso opuscolo realizzato dalla Conferenza episcopale americana e dall'American Jewish Committee. Si tratta del primo glossario comune che contiene termini, frasi, vignette (una persino che fu firmata da Forattini), luoghi comuni, teorie complottiste spiegate in ogni sfaccettatura possibile, proprio per fare affiorare quanto il linguaggio (che resta la prima rappresentazione della vita reale) possa gettare benzina sul fuoco. Questo opuscolo al momento scritto solo in inglese è stato oggetto, ieri mattina, di una riunione ad altissimo livello in Vaticano, con il cardinale Pietro Parolin e monsignor Paul Gallagher proprio per avviare un progetto nella Chiesa, probabilmente con la sua traduzione in altre lingue e la diffusione attraverso i canali mediatici vaticani.

Il percorso sembra segnato affermano il rabbino Noam Marans, direttore dell'ufficio inter religioso e Jason Isaacson, responsabile degli affari politici di AJC, una delle maggiori organizzazioni ebraiche americane fondata agli inizi del novecento con i primi pogrom e da allora impegnata a promuovere e difendere gli interessi delle comunità in tutto il mondo.

Papa Francesco e l'allarme dei rabbini sull'antisemitismo (anche) nella Chiesa, «Fenomeno da non sottovalutare»

«Per ora abbiamo realizzato questo progetto comune assieme ai vescovi americani. E' la prima volta che viene affrontato in modo così esplicito l'antisemitismo ma c'è bisogno come non mai di fare capire, comunicare e fermare questo male. Il libro è formato da decine di voci, per ognuna viene spiegato perchè sono considerate antisemite e sotto vi sono commenti da parte cattolica» ha spiegato il rabbino Marans in un colloquio con il Messaggero. 

Sostenere per esempio che gli ebrei siano avidi per natura, raffigurarli con il naso adunco, intenti a controllare il prossimo, oppure diffondere l'idea che vi sia un complotto internazionale guidato dalla finanza ebraica, oppure insinuare che il popolo ebraico sia colpevole di deicidio (una delle più abnormi accuse che sono state cancellate solo grazie al Concilio Vaticano II). Il libro-guida non fa sconti, spiega con grande chiarezza, illustra con foto e disegni, accompagna il lettore a scoprire i trabocchetti del linguaggio, mostrando poster antisemiti, vignette satiriche, cartoline d'epoca. 

Papa Francesco, lettera choc di un rabbino del Gran Rabbinato: «Le sue parole alimentano l'antisemitismo»

CRISI

In questi mesi i rapporti tra il mondo ebraico e il Vaticano sono stati spesso sottoposti a continui alti e bassi a causa di dichiarazioni estemporanee o anche di gesti male interpretati. Il colloquio con Parolin è servito anche ad appianare i malintesi e rafforzare le mutue relazioni. 

PAROLIN

«L'incontro in Vaticano è stato utile: Ovviamente i nostri interlocutori erano preparati, sapevano che si sarebbe parlato anche dei recenti momenti di crisi anche se non sempre hanno ritenuto che questa crisi fosse sempre giustificata. In ogni caso è stato un incontro positivo, lungo e profondo. Hanno ascoltato attentamente e noi abbiamo condiviso la nostra narrativa, e fatto presente la nostra percezione».

Il rabbino ha poi aggiunto: «L'ascolto da parte vaticana è stato fatto con empatia, ribadendo le cose che il Papa ha fatto in questi dieci anni di pontificato per contrastare l'antisemitismo. Ovviamente noi non siamo venuti a Roma per giudicare ogni disputa in atto, ma solo per sottolineare la nostra preoccupazione, chiedere che il problema dell'antisemitismo venga arginato in tutto il mondo».

Vaticano, il Gesù Bambino nel presepe palestinese non ha più la kefiah. Il Papa di nuovo in Aula Paolo VI

Si e' parlato tantissimo della Nostra Aetate, documento conciliare fondamentale che, secondo AJC, deve essere diffuso di più, fatto conoscere meglio.« Il cammino di fraternità, tra fratelli maggiori, tra cristiani ed ebrei non potrà mai tornare indietro. Quanto al libro-guida è ovvio che serve anche a focalizzare i nostri prossimi passi comuni. Per esempio tradurlo e diffonderlo in altre lingue, attraverso altri canali. Avremo con il Vaticano altri contatti nelle prossime settimane. Siamo convinti che questa crisi si debba superare, per rafforzare il cammino tra ebrei e cristiani. Gesù è nato e cresciuto come ebreo e questo non si potrà mai cancellare»  ha ribadito il rabbino.

Leggi tutto l articolo