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Mazzette per ottenere l'abilitazione all'insegnamento: la Guardia di Finanza del gruppo di Cassino ha portato a termine l'operazione "Luna Viola" con la notifica di un'ordinanza cautelare nei confronti di più persone che, a vario titolo sono accusate di associazioni per delinquere e corruzione.
L’inchiesta riguarda le prove Tfa che si sono svolte all’Università di Cassino tra il 2022 e il 2023. Nelle indagini, che sono state portate a termine dalle fiamme gialle dirette dal tenente colonnello Francesco Papale, sotto il coordinamento della procura di Cassino, nella persona del Pm Andrea Corvino, sono coinvolti i candidati, un direttore dell'Ateneo, ma soprattutto due docenti universitari finiti ai domiciliaria insieme al titolare di un scuola prima di Alta formazione di Sora. L'ordinanza cautelare è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale Alessandra Casinelli.
I coinvolti avrebbero favorito l'accesso al corso per l’ammissione ai “percorsi di formazione per conseguire la specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità” – cosiddetto “TFA” – in relazione al concorso bandito per l’anno 2022/2023 dall’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, a fronte della dazione di circa 15.000 euro a candidato, corrisposti in tranche da 5.000 euro, nell’imminenza di ciascuna delle tre fasi concorsuali.
In particolare, le investigazioni di polizia giudiziaria, delegate alle fiamme gialle del Gruppo di Cassino, eseguite anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese e indagini bancarie, hanno consentito di acquisire elementi indiziari nei confronti di due professori dell’Università di Cassino, membri della commissione giudicatrice del concorso, di un Direttore del menzionato Ateneo e del titolare di un istituto privato di alta formazione, con sede in Sora.
Oltre ai membri del presunto sodalizio, le indagini hanno riguardato anche ulteriori 23 soggetti, tra cui gli aspiranti concorrenti che, nell’imminenza di ognuna delle tre prove concorsuali, a fronte della promessa del buon esito delle stesse, avrebbero corrisposto al titolare dell’istituto sorano la somma di 5.000 euro.
Nello specifico, per la prova scritta, al fine di rassicurare i concorrenti paganti sul superamento della procedura, l’imprenditore sorano ha rappresentato che bastava riempire 15 righe e, anche se avessero scritto informazioni non corrette (ad esempio che “la luna è viola”), grazie alla sua conoscenza dei membri della commissione giudicatrice, avrebbero comunque ottenuto il massimo della votazione, accedendo in tal modo ai posti a concorso per quell’anno.
Un’analoga procedura sarebbe stata attuata per la prova orale finale, per la quale l’imprenditore avrebbe prospettato di non aver alcun problema a farla superare con il massimo dei voti, dovendo i candidati preoccuparsi solo di non fare “scena muta”, anche rispondendo con argomentazioni non attinenti dalla domanda posta.
Sono scattati anche sequestri per 100 mila euro, l'equivalenza del reato contestato.