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Croazia-Italia, Spalletti prepara la rivoluzione: a rischio Scamacca, Jorginho e Di Lorenzo

4 mesi fa 11
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dal nostro inviato

ISERLOHN Il cielo grigio di Iserlhon appoggia lo sguardo su una scritta, che apre l'ingresso allo stadio Hemberg, dove l'Italia ieri è tornata ad allenarsi: aufwiedersehen, arrivederci. Forse non siamo ancora all'arrivederci, l'Italia è ancora padrona del proprio destino, ma ieri si è ripiombata nella mediocrità, almeno se si parla di sfide ad alto livello. Basterà un pari lunedì, questa è la via di fuga, il palliativo, ma con la Croazia, l'Italia ha bisogno di ritrovare se stessa prima di quel punticino salva-ottavi. Suona male quel saluto però, specie dopo la rovinosa, soprattutto per il (non) gioco espresso dai ragazzi di Spalletti: 20 occasioni contro 1, dice la Uefa. Gli azzurri hanno bisogno di una svegliata in vista della Croazia, che è squadra anziana e lenta. Gli azzurri dovranno ritrovare il ritmo giusto. L'allenamento di ieri, prima della mezza giornata di libertà (fino a mezzanotte, chi è andato in bici, chi in giro per Dortmund, chi è rimasto in hotel), non ha fornito grandi indicazioni, sul campo erano presenti soltanto coloro che non sono stati impegnati, o lo sono stati per pochi minuti, con la Spagna.

Spagna superiore, l'Italia crolla 1-0 con autogol di Calafiori. Per gli ottavi basta un pareggio contro la Croazia

LA CONDIZIONE FISICA

Il tema principale, denunciato dal ct appena dopo il match dell'altra sera riguarda l'aspetto fisico: l'errore, ammesso dallo stesso Lucio, è non aver capito che alcuni elementi - Jorginho, Di Lorenzo, per fare due esempi - andavano preservati. Le gambe non hanno girato e da lì è stato facile concedere il pallino del gioco alla Spagna. Se le gambe non girano, la testa arriva in ritardo. E si finisce a rincorrere l'impossibile: Rodri è l'uomo che ha servito più passaggi per la Spagna, Bastoni per l'Italia e questo fa capire chi in campo fosse il gatto e chi il topo. Poi c'è un aspetto più generale, al di là dei problemi contingenti, che va evidenziato: l'Italia non ha la qualità delle big. Studia per averla. Il dato dell'Italia spallettiana (1 settembre 2023, la data dell'insediamento del nuovo ct al posto del dimissionario Mancini) è evidente: due le sfide contro le big, due sconfitte nette (le uniche di con Lucio in panchina), significative da questo punto di vista. La prima in Inghilterra, lo scorso 17 ottobre: dopo il vantaggio di Scamacca a Wembley, sono usciti i talenti inglesi, due reti Kane e uno Rashford, mostrando una superiorità schiacciante. Era il primo vero appuntamento di alto livello per Lucio. La seconda sconfitta pesante è stata quella dell'altra sera a Genselkirchen, con la Spagna dominatrice assoluta in campo.

Il calcio che Spalletti vuole proporre è ambizioso, ma serve tempo e lui stesso non è in grado di cambiare, né vuole farlo. «Non sono l'uomo adatto», ha ammesso. L'Italia è nel pieno dei lavori in corso, all'interno del gruppo sanno benissimo che andare avanti e magari vincere l'Europeo farebbe gridare al miracolo. E se è vero che ai giovani, che nel gruppo sono presenti in massa, va dato tempo, è vero anche che la qualità di Bellingham, di Yamal, di Nico, di Musiala, nessuno se la può inventare. I migliori dell'Italia sono Chiesa e Barella, il resto è in divenire. Per questo, Lucio insiste sul gioco, come «elemento di salvezza». E proprio il calcio accattivante, spregiudicato, dovrà portare la Nazionale almeno agli ottavi di finale, come trampolino per il 2026. La mini rivoluzione - in vista della gara con la Croazia - è nella testa del ct, che cambierà qualche elemento, inserendo gente fresca. Scamacca, spesso stimolato dal ct sia fuori («è pigro») sia dalla panchina («se non si fa dare la palla, che gioca a fare?»), è uno dei possibili esclusi. Chi ha pagato la stanchezza, forse più di tutti sono Jorginho e Di Lorenzo: Retegui, Darmian (o Bellanova) candidati per una maglia. Gli altri in bilico sono Frattesi e Pellegrini, con Raspadori e Fagioli in rampa di lancio. Ieri, con i titolari protagonisti con Albania e Spagna, Lucio ha provato, contro la Primavera del Dortmund, Bellanova, Mancini, Buongiorno, Darmian, Folorunsho, Fagioli, El Shaarawy, Raspadori, Zaccagni, Retegui. Carte mischiate davanti al pubblico, ma nella testa di Spalletti è tutto molto chiaro.

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