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La pace non si vede e l’Europa, di fronte alla crescente minaccia russa, si riarma. I Paesi europei temono sempre di più le minacce russe e mentre Vladimir Putin mette alla prova la stabilità della Nato, l'Alleanza inizia a studiare la possibilità d'istituire un fondo da 100 miliardi di euro (nell'arco di cinque anni) per assistere militarmente l'Ucraina. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli allarmi, dalla Danimarca alla Germania, ai Baltici, che parlano di grandi rischi di guerra nei prossimi anni. «I Paesi europei dovrebbero reintrodurre il servizio militare obbligatorio e aumentare la spesa per la difesa riportandola ai livelli della Guerra fredda a causa della presunta minaccia proveniente dalla Russia», ha dichiarato la settimana scorsa il presidente lettone Edgars Rinkevics in un’intervista al quotidiano britannico “Financial Times”. «La questione della coscrizione (militare) deve essere discussa seriamente», ha avvertito il presidente lettone. Questa settimana la Norvegia ha annunciato che aumenterà il numero dei soldati arruolati dopo che la Danimarca ha dichiarato il mese scorso che intende estendere la coscrizione alle donne e aumentare la durata del servizio. La Lettonia e la Svezia hanno riattivato il servizio militare mentre la Lituania lo aveva già ripristinato dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014.
La Nato si prepara alla guerra con Mosca
Diversi Paesi dell'Alleanza atlantica sembrano intenzionati a implementare i programmi di militarizzazione della popolazione civile, attraverso la reintroduzione della leva obbligatoria e un rafforzamento delle forze armate. Il governo polacco a gennaio scorso aveva già pubblicato le linee guida in caso di mobilitazione generale o dello scoppio di una guerra. L’obiettivo di Varsavia oggi è quello di dotarsi del più grande esercito di terra in Europa, con un totale di 300mila effettivi di cui 250mila professionisti e 50mila volontari. D'altronde è evidente che la coscrizione obbligatoria nei Paesi Nato rafforzerebbe notevolmente la difesa dell'Europa di fronte alla crescente minaccia russa. Le autorità lettoni hanno ripristinato la coscrizione obbligatoria l’anno scorso e l'Estonia sembra pronta a seguire la strada già tracciata dai vicini. «Ci stiamo esercitando per qualsiasi minaccia», racconta alla Bbc un giovane militare. «Siamo pronti a tutto ciò che accadrà in Estonia e siamo pronti a difendere il Paese» spiega mentre si svolgono le esercitazioni dei soldati nella capitale Tallin. Il soldato fa parte dell'attuale gruppo di giovani estoni che stanno svolgendo il servizio militare, un obbligo per tutti i maggiorenni maschi.
La svolta in Danimarca: servizio militare obbligatorio anche per le donne
Al contrario della Danimarca, dove il governo si appresta a introdurre il servizio militare obbligatorio anche per le donne. Ad annunciarlo in una conferenza stampa è stato il ministro della difesa Troels Lund Poulsen. Copenaghen si aggiungerebbe così a un ristretto numero di governi (Svezia, Norvegia, Israele) che oggi già equiparano maschi e femmine nell’obbligo di servire la Patria con le armi. L’annuncio del ministro danese non ha fatto altro che confermare l'ampio piano che mira proprio al rafforzamento della sicurezza nazionale: questo prevede l’allungamento del servizio militare di leva da quattro a 11 mesi e l’aumento dei contingenti militari a disposizione in caso di necessità. Attualmente le forze armate danesi hanno un numero di effettivi che varia tra le 7.000 e le 9.000 unità; con la riforma a questo contingente verranno aggiunti 5.000 uomini e donne in divisa.
Le strutture di difesa comuni ai confini con Russia e Bielorussia
Nel frattempo Estonia, Lituania e Lettonia costruiscono “strutture di difesa” comuni lungo i confini con la Russia e la sua alleata Bielorussia. I tre Stati, repubbliche dell’Urss fino al suo scioglimento nel 1991, sono convinte che se non verrà sconfitto in Ucraina, il presidente Vladimir Putin attaccherà anche i Paesi della Nato. I tre Paesi baltici stanno realizzando strutture difensive antimobilità per scoraggiare e, se necessario, difendersi da minacce militari. Le strutture previste saranno fortificazioni, postazioni di missili, trincee e bunker proprio in prossimità dei confini.