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Dazi, Trump apre: intesa con Messico e Canada. Resta l'ipotesi di tariffe al 10% per l'Ue

3 ore fa 1
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C’è chi ormai parla di un ritorno all’America del roller coaster, delle montagne russe, un momento sei su un picco, l’istante dopo stai cadendo. Ma in realtà questa instabilità apparente è la parte centrale delle politiche di Donald Trump, ancora di più in questo secondo mandato: ieri all’ultimo ha trovato un accordo con il Messico e il Canada sui dazi, mentre con la Cina sta ancora cercando di capire se è possibile arrivare a un tavolo di discussione, dopo che per giorni aveva detto che nessuno avrebbe fermato l’arrivo delle tariffe, ripetendo che non avrebbe contrattato con nessuno. E invece l’arte del deal, dell’accordo conveniente per l’America, lo ha portato ancora una volta a un cambio di direzione. Ora il Messico e il Canada avranno un mese di tempo, un mese d’aria, visto che i dazi del 25% che dovevano essere in vigore da questa mattina saranno sospesi. In cambio il Messico e la presidente Claudia Sheinbaum hanno consentito l’invio al confine di 10.000 militari, che si uniranno allo stesso numero di soldati americani. L’obiettivo? Fermare il traffico di droga e di migranti senza visto.

I NEGOZIATI

Intanto in questi trenta giorni inizieranno i negoziati che saranno guidati dal segretario di Stato Marco Rubio, insieme al segretario al Tesoro Scott Bessent e a quello al Commercio Howard Lutnick, secondo quanto ha scritto Trump in un post su Truth. C’è da ricordare che nel corso del primo mandato Trump ottenne dall’allora presidente Andrés Obrador 15.000 soldati al confine con il Messico e 6.000 al confine sud con il Guatemala per fermare i migranti prima che raggiungessero i confini con gli Stati Uniti. «Anche loro non vogliono che la gente corra nel loro Paese e per questo faremo un grosso negoziato con il Messico», ha detto Trump parlando dall’Oval Office, aggiungendo che se non si impegneranno a tenere i migranti fuori dai confini americani saranno puniti. Allo stesso tempo Trump avrebbe già fatto un accordo con Sheinbaum per fermare l’ingresso di armi ad alta potenza prodotte negli Stati Uniti, che poi vengono usate dai narcotrafficanti. Trump ha lodato la nuova presidente e ha detto che è conosciuta come «la presidenta de El Arte del Trato», ovvero che - come lui dice di sé - ha una spiccata capacità di fare accordi e negoziare. In realtà, spiegano diversi network americani, tutta la confusione di questi giorni sarebbe stata causata dall’incertezza di Trump. E ancora di più dalle decine di telefonate che avrebbe ricevuto dai senatori repubblicani, molto preoccupati per i dazi. 

LE TARIFFE

Le tariffe infatti colpirebbero in modo più consistente le famiglie in difficoltà e le aree del Midwest, cosa che potrebbe rendere difficile per i repubblicani mantenere il controllo sul Congresso nelle votazioni del 2026. Con il Canada, invece, ha raggiunto un accordo nel tardo pomeriggio, come ha fatto sapere il primo ministro canadese Justin Trudeau. I due Paesi apriranno un negoziato sui confini. «È andata molto bene, vedrete» fa sapere Trump dopo le telefonate. In mattinata aveva detto che «il Canada non ci tratta bene, è molto duro con noi. Per esempio le banche americane non possono fare affari in Canada, sono molto scorretti», ha detto il presidente. Gli Stati Uniti importano una media di 4 milioni di barili di greggio al giorno dal Canada e che il New England dipende dall’energia prodotta nel Paese. «Non abbiamo bisogno di loro - ha aggiunto Trump -. Preferirei produrre le nostre auto negli Stati Uniti, non abbiamo bisogno che le facciano in Canada, così come non abbiamo bisogno del loro legname». In effetti il Paese guidato da Trudeau ha preferito mantenere una linea dura, minacciando ritorsioni. Sempre ieri Trump ha ancora una volta consigliato al Canada di diventare il 51esimo stato americano: «In questo modo non avrebbe tariffe e gli daremmo protezione», ha detto il presidente americano. 
 

Dazi, la Cina non ci sta ma apre al dialogo: «Nei conflitti commerciali nessuno vince»

Le tariffe infatti colpirebbero in modo più consistente le famiglie in difficoltà e le aree del Midwest, cosa che potrebbe rendere difficile per i repubblicani mantenere il controllo sul Congresso nelle votazioni del 2026. Con il Canada, invece, ha raggiunto un accordo nel tardo pomeriggio, come ha fatto sapere il primo ministro canadese Justin Trudeau. I due Paesi apriranno un negoziato sui confini. «È andata molto bene, vedrete» fa sapere Trump dopo le telefonate. In mattinata aveva detto che «il Canada non ci tratta bene, è molto duro con noi. Per esempio le banche americane non possono fare affari in Canada, sono molto scorretti», ha detto il presidente. Gli Stati Uniti importano una media di 4 milioni di barili di greggio al giorno dal Canada e che il New England dipende dall’energia prodotta nel Paese. «Non abbiamo bisogno di loro - ha aggiunto Trump -. Preferirei produrre le nostre auto negli Stati Uniti, non abbiamo bisogno che le facciano in Canada, così come non abbiamo bisogno del loro legname». In effetti il Paese guidato da Trudeau ha preferito mantenere una linea dura, minacciando ritorsioni. Sempre ieri Trump ha ancora una volta consigliato al Canada di diventare il 51esimo stato americano: «In questo modo non avrebbe tariffe e gli daremmo protezione», ha detto il presidente americano. 

Trump ha promesso di parlare con la Cina nelle prossime 24 ore, per discutere di fentanyl e di terre rare, ma anche del Canale di Panama che il presidente americano vorrebbe riportare sotto il controllo di Washington. Anche con Pechino, non avendo raggiunto un accordo all’ultimo come con il Messico, da oggi ci saranno tariffe del 10% su tutte le importazioni verso gli Stati Uniti. Trump ha definito queste tariffe «un antipasto», visto che se non ci sarà un accordo saranno molto più consistenti. Resta infine il capitolo Unione Europea, che per ora, in tutti questi cambi di direzione, è ancora confinato al reame delle ipotesi. Il roller coaster di Trump dovrebbe coinvolgere l’Unione a breve: «Abbiamo un deficit massiccio con l’Unione, non comprano le nostre auto, non comprano i nostri prodotti agricoli, usano scuse, parlano di pesticidi, ma forse è vero che non dovremmo usare tanti prodotti chimici, ma loro li usano come scusa», ha detto Trump chiedendo: «Quante Chevrolet vedete in centro a Monaco? La verità è che l’Ue sta sfruttando gli Stati Uniti da anni e noi vogliamo solo un accordo giusto, reciproco». 
Sull’Ucraina Trump ha detto che il paese dovrebbe ripagare la protezione che ottiene da anni dagli Stati Uniti con le terre rare: «Ne hanno moltissime, dovrebbero ripagarci con le terre rare». Poi ha aggiunto: «Ogni singolo Paese muore dalla voglia di fare accordi», mostrando ancora una volta l’interesse di Washington di sfaldare l’Ue e di fare accordi direttamente con i Paesi.

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