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Dazi Usa a Messico, Cina e Canada. L?Ue avvisa Trump: «Reagiremo»

3 ore fa 1
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da New York

Le tariffe di Donald Trump entreranno in vigore da martedì prossimo e saranno del 25% su tutti i prodotti e del 10% sul petrolio canadese.

La notizia arriva nel pomeriggio inoltrato dal Canada, che secondo alcuni funzionari ha ricevuto questa comunicazione da Washington, nonostante ci sia ancora molta confusione. Non ci sono dubbi invece sul fatto che Donald Trump abbia deciso di andare avanti con il suo programma di dazi, nonostante i tentennamenti del partito e di parte del suo team. Quelli che coinvolgono Canada, Messico e Cina, sono l’inizio di una guerra commerciale che presto si espanderà anche all’Europa e ad altre aree del mondo, creando instabilità e sfiducia sia tra i consumatori che sui mercati.

Ue-Usa, alta tensione sui dazi

Il Canada e l’Europa hanno già fatto sapere che risponderanno. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto che darà informazioni a breve su come tenere testa a Washington, mentre l’Unione Europea, attraverso un portavoce della Commissione, ha risposto che «resterà fedele ai suoi principi e, se necessario, sarà pronta a difendere i propri interessi legittimi». Rispetto al primo mandato, Trump sta cercando di chiarire che i dazi non sono una strategia per avere concessioni e aprire il tavolo dei negoziati con i paesi coinvolti. Al contrario, il presidente continua a credere che i dazi possano veramente aiutare l’economia americana, anche se decine di economisti ripetono il contrario: ovvero che faranno salire i prezzi e creeranno problemi soprattutto nel Midwest, dove le scorte di beni sono molto ridotte, scrive un’analisi dell’Atlantic Council. Trump invece, come ha ripetuto diverse volte, guarda a una strategia più ampia che - sostiene - nonostante possa creare instabilità all'inizio, dovrebbe fare bene all’economia interna degli Stati Uniti.

I RISCHI
Diversi istituti indipendenti vedono invece in modo negativo i dazi, sia sul lungo che sul breve termine: The Peterson Institute for International Economics e il Center for American Progress, ad esempio, sono convinti che a pagare la decisione di Trump saranno principalmente i consumatori, che si troveranno prodotti con prezzi più alti. Le tariffe si vanno ad aggiungere a quelle già in vigore da anni e saranno del 25% su Messico e Canada e del 10% sulla Cina. Il Canada, un Paese fortemente dipendente dalle esportazioni, ha già affrontato in passato dazi pesanti imposti dagli Stati Uniti, in particolare durante il primo mandato di Trump. Tuttavia, le nuove tariffe del 25% sulle esportazioni canadesi rappresentano una sfida di portata senza precedenti.

Nel 2018, quando Trump impose dazi del 25% sulle esportazioni di acciaio e del 10% sulle spedizioni di alluminio provenienti da Canada, Messico e Unione Europea, il Canada reagì introducendo tariffe su prodotti statunitensi, mirate principalmente a quelli prodotti in stati rappresentati da politici repubblicani che, secondo Ottawa, avevano una certa influenza sul presidente americano. Ma in questa nuova guerra delle tariffe Trump si prepara anche a colpire le prossime vittime, che ha già preannunciato venerdì pomeriggio parlando dallo Studio Ovale della Casa Bianca. Il presidente vuole infatti introdurre nuovi dazi su microchip per computer, acciaio, petrolio e gas naturale, oltre che su rame, farmaci e importazioni dall’Unione Europea, scelte che potrebbero di fatto mettere gli Stati Uniti in contrasto con gran parte dell’economia globale. «Siamo il più grande salvadanaio del mondo», ha detto annunciando l’inizio della nuova era delle tariffe. «Gli americani capiranno, renderemo gli americani più ricchi». Per molti osservatori si tratta di un’enorme scommessa politica, non priva di rischi: infatti, potrebbe impoverire la classe media e le classi più deboli, diventando una trappola per il presidente. Adesso, sia il Canada che il Messico hanno annunciato interventi lungo i confini. C’è infine l’incognita del Congresso: giovedì scorso due senatori democratici, Chris Coons e Tim Kaine, hanno presentato un disegno di legge che obbligherebbe il presidente Trump a ottenere l’approvazione del Parlamento prima di imporre dazi ai partner commerciali. La legge imporrebbe al presidente di motivare la decisione di applicare dazi contro alleati e partner commerciali, spiegando l’impatto che tali misure avrebbero sull’economia statunitense e sulle priorità di politica estera.

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