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Un 2024 «straordinario», un 2025 «ancora più ambizioso». È una Elodie determinatissima quella che si prepara a tornare in gara al Festival di Sanremo per la quarta volta in sette anni: dall'11 al 15 febbraio la 34enne cantante romana sul palco dell'Ariston canterà Dimenticarsi alle 7. Sarà un altro antipasto, dopo Black Nirvana e il duetto con Tiziano Ferro su Feeling («Ho preso un aereo per Los Angeles, sono riuscito a conoscerlo e a fare un pezzo insieme: è una colonna della musica italiana»), di un album che uscirà in primavera e che presenterà con Elodie the Stadium Show, i due concerti in programma l'8 giugno allo Stadio San Siro di Milano e il 12 giugno allo Stadio Maradona di Napoli: «Se è stato un azzardo annunciare gli stadi? Sì, ma le sfide mi piacciono», dice. Ma oltre alla musica c'è altro. Nei prossimi mesi la vedremo al cinema in Fuori di Mario Martone (con Valeria Golino e Matilda De Angelis) e nel thriller Performance di Lucio Pellegrini (con Adriano Giannini e Eduardo Scarpetta). Intanto giovedì è uscito nelle sale Mufasa - Il re leone, in cui presta la voce a Sarabi, la madre di Simba. «Nel 2017 al primo Sanremo mi guardavo allo specchio e mi vedevo invecchiata, a soli 25 anni. Mi avevano apiccicato addosso l'etichetta di nuova Mia Martini. Ma io volevo essere leggera. Oggi sono sicura di me», sorride lei, che è anche tra le star che hanno posato per il Calendario Pirelli 2025.
La definizione di cantante comincia ad essere riduttiva? Si sente più una performer?
«Sicuramente sono più una performer che una cantante, anche perché a livello vocale non sono sicuramente una virtuosa. Sento di rappresentare un modo di fare spettacolo d’altri tempi, ma portato nel 2024».
Una Raffaella Carrà 4.0, che omaggiò anche a Sanremo nel 2021?
«Lo dice lei. Non mi va di scomodare certe icone. Però una volta le donne che si vedevano in tv facevano di tutto».
Showgirl è una parola arcaica o le piace?
«Mi piace. Rispecchia quello che intendo: una performer a 360 gradi. Io mi sento così».
Musicalmente che direzione ha intrapreso?
«Quello nuovo sarà un disco con più cattiveria. Molto suonato, funk e soul. I brani andranno ad arricchire i concerti negli stadi, che saranno divisi in quattro atti, ciascuno legato a un mondo sonoro diverso».
E "Dimenticarsi alle 7" come si inserirà nel disco?
«È un pezzo in cui la classicità della musica leggera incontra la deep house. Volevo raccontarmi in modo più adulto».
Più adulto rispetto a cosa?
«Anche nel cantare. Oggi nelle canzoni le metriche sono serrate. Io cercavo melodie più classiche. È un brano con un bel dramma romantico, che parla del dimenticarsi».
Autobiografico?
«No. Ricordiamoci che io non scrivo, interpreto: non lo so fare e mi va bene così. Non nascondo che tante volte mi sono trovata in quella situazione. Non parla di oggi, però (da due anni è fidanzata con il motociclista Andrea Iannone, 35 anni, ndr)».
Dopo la botta e risposta degli scorsi mesi con Gino Paoli («Ieri avevamo Mina e la Vanoni, oggi le cantanti che mostrano il fondoschiena», aveva detto), ha avuto modo di chiarire con lui?
«Non mi interessa. Non lo incontrerò mai. Ha una visione retrograda. Era evidente che si riferisse a me, che nei concerti mi ero esibita facendo pole dance. Anche se stesse parlando di un'altra collega, sono contenta di aver risposto: quell'uscita non mi sarebbe piaciuta a prescindere. Ho la mia professionalità e vorrei essere rispettata. Io e le mie colleghe».
“Arriverà il momento in cui vi stancherete di commentare che mi metto in mutande e prenderete la parola su questioni di maggiore importanza”, ha detto a Vanity Fair. Qual è una domanda che Elodie oggi sente di grande importanza?
«Qualsiasi altra cosa che non sia il mio fondoschiena. Ci sono le guerre, i problemi nel nostro Paese…».
Quindi?
«Quest'anno sono ambasciatrice di Save the Children. Credo che la povertà educativa sia un tema. Nel mio piccolo cerco di contribuire. L'ho fatto per le bambine e i bambini del quartiere Quartaccio, periferia romana, dove sono cresciuta. Stiamo portando avanti il progetto Prendersi Cura per assicurare un futuro ai bambini e bambine che vivono in contesti svantaggiati».