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E finalmente una buona notizia sul versante dell’economia, ma non arriva da noi, bensì dagli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti cresce sempre più il rifiuto verso i criteri cosiddetti ESG, cioè “Environmental”, “Social” and “Governance”, che sono quell’insieme di norme ambientali, sociali e di controllo delle aziende che stanno invadendo sempre più l’economia europea di cui ormai da anni vi parlo, mentre in Europa si spinge appunto nella direzione diametralmente opposta con misure come l’obbligo imminente di un report di sostenibilità per le grandi imprese. Vanguard, uno dei principali fondi di investimento al mondo con oltre 10 mila miliardi di dollari gestiti, ha introdotto una novità significativa per i suoi investitori: da oggi in poi circa 4 milioni di clienti avranno la possibilità di fare prevalere la priorità dei profitti rispetto ai criteri cosiddetti ESG nelle decisioni di voto alle assemblee societarie.
Insomma, questa scelta, che va in controtendenza rispetto all’Europa, permette di rispettare le diverse visioni degli investitori e di ridurre il coinvolgimento del fondo in accusi ideologiche o legate al cosiddetto woke capitalism.
Anche BlackRock e Wall Street hanno adottato delle opzioni simili in risposta a una crescente pressione politica e normativa con la Federal Deposit Insurance Corporation che monitora attentamente i grandi fondi per il loro peso nel settore bancario. Nel frattempo il Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale che, udite udite, propone di smantellare il sistema ESG negli Stati Uniti, considerandolo un insieme burocratico, inefficiente e ideologicamente orientato. Esattamente come la penso io.
Passando attraverso il Congresso, anziché affidarsi a ordini esecutivi, si potrebbe – secondo questo articolo – fare che cosa? Ridurre l’influenza degli accordi di Parigi e riportare l’attenzione su una crescita orientata ai profitti. L’opposizione crescente ai criteri ESG, soprattutto negli Stati Uniti d’America, dimostra come la sostenibilità, quando viene imposta burocraticamente, diventi un vincolo ideologico che soffoca la libertà economica e la ricerca del profitto, che è il vero motore della crescita.
Ecco qual è la questione.
La questione è che l’economia dovrebbe essere qualcosa che serve a creare benessere per le famiglie e le imprese. Oggi in Europa è campo dei burocrati, i quali, facendo interessi di una parte del mondo, stanno imponendo alle piccole e medie imprese italiane – perfino alle banche naturalmente – di adottare questo insieme di regole, del quale io scrivo da anni, che è assolutamente burocratico.
Un metodo schizzoide e assolutamente contrario alla logica di interesse economico: quindi avremo nei prossimi anni un vero e proprio scontro tra una posizione di tipo classico orientata al profitto e una posizione di tipo ideologico, che è quella che conoscete dai giornali europei perché il resto del mondo questa battaglia ideologica non la vuole fare.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi