ARTICLE AD BOX
VENEZIA - Non bastasse il granchio blu che stermina le vongole, ora spunta anche il parassita che rende poco gradevole il sapore del crostaceo. Non sembra esserci pace per l’acquacoltura del Veneto: nel giorno in cui a Roma viene presentato il piano straordinario per il contrasto al predatore del mare e della laguna, e in attesa che la prossima settimana a Mestre siano illustrati i progetti di ricerca e monitoraggio sulla specie aliena, la nuova emergenza si chiama “bitter crab disease” ed è una malattia che minaccia la ripresa economica del settore. «La carne può assumere un retrogusto amaro, che può comprometterne l’appetibilità per il consumatore», avverte infatti l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.
LA RICERCA
I ricercatori del Centro specialistico ittico, guidati dai veterinari Tobia Pretto e Amedeo Manfrin, hanno condotto uno studio nell’ambito del progetto di ricerca finanziato con 500.000 euro dal ministero dell’Agricoltura e finalizzato ad accertare la presenza di patogeni nelle acque dell’Alto Adriatico. Con la collaborazione di cooperative e mercati, attraverso l’utilizzo di nasse e reti sono stati raccolti 225 esemplari di Callinectes sapidus di taglia commerciale, provenienti dai siti di Grado, Marano Lagunare, Caorle, Chioggia, Sacca di Scardovari, Goro e Marina di Ravenna. Sul campione sono state applicate diverse tecniche diagnostiche, in particolare analisi molecolari, istologiche e citologiche, così da visualizzare il parassita nei tessuti.
«I risultati preliminari hanno confermato la presenza di Hematodinium sp. nei granchi blu raccolti evidenziando una significativa variabilità nei tassi di infezione nelle diverse aree di transizione studiate», riferisce l’Izsve, precisando che in Veneto è risultato positivo un crostaceo su tre (33%) e in Friuli Venezia Giulia nessuno, mentre in Emilia Romagna quasi tutti quelli analizzati (97%).
Gli esperti sottolineano che il parassita «non è trasmissibile e non causa infezione e malattia all’uomo, tuttavia il consumo di granchio blu crudo o poco cotto può comportare altri potenziali rischi per la salute, come gastroenteriti acute causate da vibrioni presenti sull’esoscheletro o direttamente nelle carni», per cui ne viene consigliata l’ingestione «previa adeguata cottura».
Il problema è che il patogeno causa appunto la “malattia del granchio amaro”: una volta cucinato, il crostaceo è meno gustoso di quanto servirebbe per renderlo facilmente commerciabile per il grande pubblico. Oltretutto gli analisti fanno presente che sono necessari «ulteriori approfondimenti» per capire se la diffusa infezione da Hematodinium sp. possa almeno risolvere il problema del granchio blu.
GLI STRUMENTI
Su questo sfondo stamattina il commissario straordinario Enrico Caterino, insieme ai ministri Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin, esporrà il piano di contenimento del flagello, elaborato con il contributo di Ispra, Crea, Capitanerie di porto ed enti territoriali.
Il 28 gennaio lo stesso Caterino presenzierà all’incontro con le organizzazioni di categoria e le amministrazioni locali, convocato dall’assessore regionale Cristiano Corazzari per fare il punto sui progetti di monitoraggio avviati con Arpav, Veneto Agricoltura, Università di Padova e Venezia. Fra gli strumenti allo studio di Fedagripesca-Confcooperative, c’è l’acquisto delle vongole di piccole dimensioni dal Portogallo per immergerle nel Delta del Po. Paolo Mancin, presidente del Consorzio pescatori Scardovari, fa notare comunque che «servirebbero almeno 200 quintali al giorno di prodotto per un minimo di 10.000 quintali per iniziare», con la necessità anche di una deroga per i pescatori portoghesi attualmente soggetti alla taglia minima di cattura di 35 millimetri.