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Guerra ibrida, l'operazione segreta della Bielorussia per indebolire l'Europa con i migranti: le intercettazioni choc

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“Non dobbiamo preoccuparci dei migranti in transito in Europa. Purché non si stabiliscano qui, qualsiasi cosa si muova in quella direzione non dovremo ostacolarla”, è ciò che si sente da un'intercettazione di un alto funzionario del Ministero bielorusso

 le intercettazioni choc

di Enza Miriami

3 Minuti di Lettura

Giovedì 23 Gennaio 2025, 19:15

Le direttive del governo bielorusso erano chiare: non ostacolare il flusso migratorio in Unione Europea.
È iniziato tutto nella primavera del 2021, sullo sfondo crescenti tensioni tra  Bielorussa e l'Unione Europea dopo la controversa rielezione nel 2020 di Alexander Lukashenko. Per il suo sesto mandato sono seguite numerose proteste, che sono state represse in modo radicale e violento. E per tal motivo la Bielorussia è stata sanzionata dall'Unione Europea. Di tutta risposta viene progettato un programma di “guerra ibrida” contro i paesi membri dell'UE. Favorire il flusso migratorio verso i paesi vicini dell'UE per scatenare disordini sociali e politici.

Il reportage di Politico.eu  

Politico.eu fa un resoconto dettagliato della vicenda, attraverso anche intercettazioni, testimonianze e documenti che acclarano la situazione. 
In un'intercettazione prima dell'attuazione del piano di Lukashenko, Mikhail Bedunkevich, un alto funzionario del Ministero bielorusso ha specificato che secondo le istruzioni del ministro “non dobbiamo preoccuparci dei migranti in transito in Europa. Purché non si stabiliscano qui, qualsiasi cosa si muova in quella direzione non dovremo ostacolarla”.
Nel maggio del 2021 il dittatore bielorusso ha ordinato ad un aereo di Ryanair in cui a bordo c'era il blogger di opposizione Raman Pratasevich, di atterrare a Minsk. L'UE ha emanato ulteriori sanzioni. Lukashenko ha contrattaccato dichiarando che la Bielorussia avrebbe cessato gli sforzi per trattenere il flusso di stupefacenti e migranti verso il confine con l'UE.
Ma nella realtà, ha fatto molto di più. I documenti acclarano che sono stati pubblicati degli annunci che promuovevano un tour in Bielorussia attirando l'attenzione dei potenziali migranti. Il ministero degli Affari Esteri bielorusso, ha rilasciato visti a breve termine. Gli scopi dichiarati di questi viaggi erano per affari, turismo, caccia, cure mediche, spesso coinvolgendo visti di gruppo. Tuttavia, nella realtà era tutt'altro che così. Molti migranti hanno riferito che era stato promesso loro, in maniera ufficiosa, un facile attraversamento dei confini in direzione UE.
I viaggi costavano dai seimila ai quindicimila dollari e venivano usate compagnie aeree come Iraqi Airways, Fly Baghdad e Belavia Belarusian Airlines. Gli aerei partivano pieni e ritornavano vuoti. Ai turisti erano effettivamente offerte delle escursioni e visite ma le compagnie turistiche erano a conoscenza che quei viaggi non erano solo per affari o piacere. Le persone arrivavano a volte anche senza bagagli. 
Successivamente, dopo un breve soggiorno, i migranti venivano trasportati in veicoli privati fino al confine. Lì con l'aiuto dei membri dell'ASAM  (Separate Service of Active Measures),un'unità speciale delle guardie di frontiera bielorusse, venivano guidati verso punti specifici per l'attraversamento e la violazione delle frontiere UE. Alcuni migranti, esausti dopo giorni interi senza cibo, erano pronti a prendere d'assalto il confine, mentre altri cercavano di tornare in Bielorussia. La seconda scelta era la peggiore, perchè chi tornava veniva incarcerato trattato come animale e dopo essere stato picchiato veniva riportato al confine. 
La situazione ha fatto notizia a livello internazionale , è stata denunciata da numerose testate occidentali e anche da leader europei, tra tutti il premier polacco Donald Tusk, il cui Paese condivide una frontiera con la Bielorussia.
Stando a quanto racconta Politico.eu, l'operazione sarebbe ancora in corso e sarebbe diventata più sofisticata nel tempo, ora si concentra più sulla "qualità rispetto alla quantità". Alcuni elementi dell'indagine suggeriscono l'esistenza di un coordinamento con la Russia, che sostiene apertamente il regime di Lukashenko.

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