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La Russia può attaccare l'Europa? «Non voglio spaventare nessuno, ma la guerra non è più un concetto del passato. È reale, è già iniziata più di due anni fa. La cosa più preoccupante è che ogni scenario è possibile. È la prima volta dal 1945 che ci troviamo in una situazione del genere. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all'arrivo di una nuova era. È l'era prebellica». Lo ha detto il premier polacco Donald Tusk, intervistato dai quotidiani del consorzio Lena tra cui La Repubblica.
L'obiettivo dell'Europa
«Il nostro obiettivo principale deve essere quello di proteggere l'Ucraina dall'invasione russa e di tutelare la sua indipendenza e integrità. Il destino dell'Ucraina è soprattutto nelle nostre mani. Non mi riferisco alla sola Polonia o all'Ue, ma all'intero Occidente», ha dichiarato Tusk. L'intervista affronta anche il nodo delle spese per la difesa: «Non c'è motivo per cui gli europei non debbano rispettare un principio fondamentale e spendere almeno il 2% del Pil per la difesa. Il punto di partenza è questo». Sul governo italiano, Tusk assicura: «Il ruolo positivo di Meloni a Bruxelles, nel Consiglio europeo, è ampiamente apprezzato». Tusk poi fa intendere che intende rinegoziare il Patto sulla migrazione adottato dall'Ue: «Purtroppo il Patto non è una buona risposta ai problemi che affrontiamo in Polonia. Nella nostra parte d'Europa, l'immigrazione ha un volto diverso da quella a cui si assiste del Mediterraneo. Oggi assistiamo di nuovo a un'operazione orchestrata dal regime di Lukashenko al confine con la Bielorussia. Non giustificherò alcuni dei metodi usati dalle guardie di frontiera polacche, ma non possiamo essere inermi di fronte a Putin e Lukashenko».
Dove può attaccare Putin
Il problema è che adesso a tenere in ansia l'area Nato non sono più soltanto i confini con la Grande Madre, ma anche la vicinanza con i fedelissimi di Putin, come la Bielorussia di Lukashenko. Senza contare quelle aree come la Transnistria che mira allo scisma dalla Moldavia per diventare territorio russo e che, dietro la spinta del Cremlino, rappresenta comunque un fronte incandescente.
Il Baltico
Ovviamente il Baltico è la zona più calda. La storia non fa mistero che nelle mire di Putin ci sia riportare sotto la guida di Mosca gli Stati che furono dell'Unione Sovietica. E d'altra parte sono moltissimi i russi che abitano quelle terre. Ragion per cui Estonia, Lettonia e Lituania sono tra le Nazioni più all'erta. Un po' perché l'invasione dell'Ucraina è un brutto precedente, in parte originato dagli stessi presupposti. E poi perché i tre Paesi non sempre attuano politiche “amiche” per i russi presenti sul proprio territorio. Fatto questo che basta a fare da miccia per le mire di Putin. Tuttavia i tre Paesi in questione si sono organizzati anche militarmente, con il sostegno degli Stati vicini, la Svezia in primis, e sotto la regia della Nato. Insomma, il fronte è caldo ma una nuova invasione dell'esercito di Mosca appare attualmente improbabile.
Il corridoio di Suwalki
Poi c'è il fronte polacco, dove le tensioni sono sempre state forti, specie per il corridoio di Suwalki che unisce la Polonia ai Paesi baltici e di fatto separa la Bielorussia dall'oblast di Kaliningrad. Un lembo di terra sul quale lo stesso Lukashenko si è esposto, ammettendo che in caso di conflitto con le Nazioni baltiche, non disdegnerebbe - per usare un eufemismo - di mettere le mani sul corridoio, creando “continuità territoriale” con Kaliningrad.
La Transnistria
Infine c'è la Transnistria, lo spicchio di Moldavia al confine con l'Ucraina, semi-indipendente dal 1990, abitato da russi e che a far parte della Russia vuole arrivare. I locali denunciano continuamente politiche ostili da parte del goveno di Chisinau e questo potrebbe spingere la Russia all'azione. Soprattutto dopo aver occupato in modo stabile la regione di Odessa, condizione che permetterebbe ai russi di "allargare" l'area. E questo forse è il fronte che potrebbe diventare davvero incandescente.