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Francesco Calcara, giovane top manager romano con una grande esperienza nel settore automotive, è dallo scorso settembre Presidente e Ceo di Hyundai Italia.
Che impressione ha avuto prendendo un timone così importante?
«Sicuramente la crescita di Hyundai negli ultimi anni ha avuto un exploit notevole, ma strutturato. Non sempre avviene, spesso le aziende vivono di picchi. Invece il nostro Gruppo si è concentrato sulla Ricerca e Sviluppo ed interessato anche ad altri settori come la robotica, la mobilità e le nuove tecnologie. Questo credo sia uno dei punti di forza fondanti dell’azienda».
Come si traduce questo approccio sul mercato?
«Senza dubbio abbiamo una gamma molto ampia, ma quello che stupisce è la notevole disponibilità di tecnologia. In alcuni settori siamo un’eccellenza assoluta. Pensiamo all’idrogeno: Hyundai è la casa che nel mondo ha la più alta quota di veicoli con questa alimentazione. Un argomento sul quale siamo già pronti, ma che continuiamo a sviluppare».
Un tema rilevante per il futuro, ma adesso?
«È il mercato a guidare, e quindi i clienti, per questo abbiamo in gamma tutti i tipi di motorizzazione: benzina, diesel, ibridi mild, full e plug-in, 100% elettrico e appunto anche idrogeno».
Noi come siamo messi dal punto di vista globale?
«Come strategicità l’Europa rimane molto rilevante. Le nostre due fabbriche che riforniscono in gran parte questo continente, parlo della Repubblica Ceca e della Turchia, hanno una capacità di 600 mila veicoli l’anno per tutto il mondo delle citycar, Kona Electric e Tucson che resta comunque la nostra icona».
L’Italia come si comporta?
«Attualmente il nostro paese prende da questi stabilimenti oltre l’80% dell’approvvigionamento, dalla Corea arrivano le Kona ICE/HEV, le elettriche Ioniq e adesso la Santa Fe che, tra l’altro, sta diventando un successo».
E la filiale italiana come contribuisce?
«Ringraziando per la raffinata tecnologia che ci mette a disposizione la casa madre, dobbiamo affrontare l’evoluzione del mercato del quale vogliamo essere come al solito protagonisti insieme ai nostri partner».
Introdurrete il contratto agenzia?
«No, continueremo con i concessionari che andiamo a ristrutturare e rivisitare per avere una rete pronta ad affrontare il diverso scenario».
Qual’è il target di volumi?
«Quest’anno, considerando il mercato autovetture passeggeri, andremo oltre il 3% di quota e l’obiettivo è continuare a crescere».
Dovrete puntare sull’elettrico?
«L’aspetto fondamentale è tener presente le emissioni di C02, una logica che dovrà guidare noi come casa ma, dal punto di vista strategico, anche i nostri dealer».
C’è un’arma segreta?
«Il prossimo anno abbiamo una freccia nel nostro arco che si chiama Inster intorno alla quale dobbiamo ricostruire tutta la nostra presenza nel settore dell’elettrico».
Ci spieghi meglio.
«Con Ioniq 5, Ioniq 5 N, Ioniq 6 e anche Kona abbiamo parlato di eccellenza tecnologica, ma è stata un’operazione di nicchia all’interno del nostro marchio.
Con Inster affrontiamo un altro segmento, quello delle city-car a batteria con una vettura lunga 3 metri e 82».
Un altro capitolo?
«Una categoria che di fatto non esisteva che creeremo insieme ai competitor, ma noi siamo convinti di avere il prodotto giusto come dimostra l’ingresso della Inster fra le sette finaliste del prestigioso premio Auto dell’Anno».
Ci sarà una crescita dei volumi?
«Non solo. Si aprirà una nuova fase dove la tecnologia resterà un argomento primario, ma si rafforzerà l’identità del brand, più giovane e moderna, che rispecchia appieno i valori di Hyundai. Il drone passeggeri e il cane robotico sono oggetti della nostra azienda e dimostrano il “progress for humanity” dove vogliamo andare».
Ci saranno altri arrivi?
«Avremo la Ioniq 9, un Suv elettrico che propone alcune innovazioni di design già viste su Santa Fe».
Un suo obiettivo?
«La casa madre ci fornisce un prodotto eccellente. Il brand non cresce solo attraverso i volumi, deve migliorare la “customer experience”, vogliamo avere il 100% dei clienti soddisfatti».