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"Il comandamento a cui ci uniformiamo": Anm, il capo delle toghe dalla Gruber ha già condannato Salvini

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Il processo a Matteo Salvini, dopo l'aula del tribunale di Palermo, prosegue a Otto e Mezzo, il programma condotto da Lilli Gruber su La7, dove nella puntata di lunedì 16 settembre tra gli ospiti in studio c'è Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm, che dice la sua sul caso Open Arms (è piovuta una richiesta a sei anni di reclusione per il vicepremier e leader della Lega) e sulla reazione del Carroccio e delle forze di maggioranza alla richiesta dei pm, al clamoroso agguato al governo.

"La mia sensazione è che ci sia un equivoco enorme. Quando si ha sotto processo un importante esponente politico è come se si processasse la politica nel suo insieme. Quello di Salvini è un processo politico nella misura in cui ha come imputato un esponente politico dell'allora e dell'attuale governo, ma non è un processo alla politica", ha premesso Santalucia. Dunque ha aggiunto che a suo parere "un ministro compie atti e provvedimenti amministrativi che sono soggetti al controllo di legalità. Non c'è una contrapposizione della magistratura contro la politica", afferma Santalucia, anche se a molti la realtà appare profondamente differente.

E ancora: "Ho letto la requisitoria e mi sembra tutt'altro che un comizio. Si tratta di una ricostruzione faticosa di una vicenda complessa anche e soprattutto dal punto di vista normativo. Si difendono i confini senza violare la legge, è elementare. Bisognerà vedere se c'era un pericolo per i confini, e questo è materia del processo. In ogni caso, un pericolo lo si fronteggia con le armi del diritto. La legge deve essere rispettata sia dai ministri sia dai cittadini comuni. È questo il comandamento a cui ci uniformiamo", aggiunge il presidente dell'Anm, le cui parole sembrano quasi confermare, prima della sentenza delle inequivocabili responsabilità di Salvini.

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"Avvertiamo un costante clima di parole e uso del linguaggio che a volte ho definito irresponsabile - riprende Santalucia -. Parlare di una magistratura che un mese siede al tavolo del complotto e quello successivo fa un processo alla politica... tutto questo avvelena il dibattito pubblico sulla giustizia. Quelli che non sono puntualmente informati di ogni vicenda sentono ripetere questo linguaggio pericoloso, non è un dato irrilevante. Chiamerei tutti ad un uso responsabile delle parole. Qui non c'è nessun processo alla politica, che rispettiamo così come il suo primato. Ma questo non significa arrestarsi di fronte alla necessità di verificare un'ipotesi. L'imputazione è un'ipotesi, farei lavorare il tribunale, il ministro Salvini avrà ampiamente modo di difendersi, il nostro processo è quanto di più democratico esista. I magistrati purtroppo sono allenati a questo tipo di interferenze ma lavoreranno serenamente. Certo è che se tutto questo can-can non ci fosse lavorerebbero meglio", rimarca Santalucia, chiedendo di fatto il silenzio, vietato commentare l'operato dei pm.

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