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ROMA L’attesa è lunga. Anche per l’attuazione del decreto legge sulle liste d’attesa. In sei mesi solo uno dei sei decreti attuativi previsti dal Dl 73/2024 convertito in legge è andato in porto «dunque, benefici ancora lontani per milioni di pazienti e tempistiche incerte» è l’allarme lanciato dal presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, preoccupato dallo «stallo che paralizza l'attuazione delle misure previste dalla norma» e soprattutto ritarda la risoluzione di un problema cruciale per i cittadini: l’accesso alle cure in tempi rapidi. Tema richiamato anche dal presidente Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno. «Nonostante le dichiarazioni istituzionali sottolineino progressi nell'attuazione delle misure volte ad abbattere i tempi di attesa - afferma Cartabellotta - l'analisi indipendente della Fondazione evidenzia una situazione ben diversa: al 29 gennaio 2025, secondo quanto riportato dal Dipartimento per il Programma di Governo, risulta approvato un solo decreto attuativo. Degli altri, tre sono già scaduti (due da quasi 4 mesi, l'altro da quasi 5 mesi) e per due non è stata definita alcuna scadenza». L’operazione taglia liste d’attesa prevedeva una serie di misure, come l'attivazione della Piattaforma nazionale che dovrà monitorare i tempi ospedale per ospedale o i poteri sostitutivi dello Stato in caso di inadempienze regionali e locali, i Centri di prenotazione (Cup) unici, il divieto di chiudere le agende o i percorsi di garanzia in caso di attese troppo lunghe.
I LAVORI
Lo stato di avanzamento dei decreti attuativi è stato oggetto di un question time alla Camera lo scorso 5 novembre, dove il ministro Orazio Schillaci ha dichiarato che «dal mese di febbraio del 2025 sarà disponibile il cruscotto con gli indicatori di monitoraggio delle liste d'attesa, con i dati relativi a tutte le Regioni e le Province autonome». Tuttavia i tempi sembrano allungarsi. Tra chiarimenti sulle linee guida, pareri, ritardi. Per giunta le Regioni avranno 30 giorni per predisporre il progetto operativo per connettere le piattaforme regionali con quella nazionale, concordando con Agenas i tempi di realizzazione. «La storia parlamentare – spiega Cartabellotta – insegna che dei decreti attuativi spesso si perdono le tracce nei passaggi tra valutazioni tecniche, attriti politici e iter burocratici tra Camere e Ministeri».
Dal Ministero della Salute fanno sapere che dei sei decreti, tre sono in conferenza delle Regioni (uno, quello relativo alla piattaforma nazionale monitoraggio tempi d’attesa, addirittura dal 13 settembre); uno è stato fatto e pubblicato a ottobre (non necessitava del passaggio con le Regioni), gli ultimi due, per i quali non è prevista una scadenza sono in fase di ultimazione. Un rallentamento quindi dovuto al passaggio alle Regioni che tardano a esprimersi sulle bozze di decreto. «Nel frattempo i potenziali benefici previsti dal Dl restano un miraggio» chiude Gimbe. Si tratta dell’obbligo per le Regioni di creare un centro unico di prenotazione integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate; l'introduzione di un sistema di disdetta delle prenotazioni; il divieto di chiudere le agende; l'attivazione dei percorsi di garanzia (se il cittadino non ottiene una prestazione nei tempi previsti nel pubblico, questa deve essere erogata nel privato convenzionato o tramite l'attività intramuraria). oltre alla piattaforma nazionale per uniformare la lettura dei dati sui tempi di attesa tra le Regioni, all'istituzione di un organismo di verifica e controllo che può esercitare i poteri sostitutivi nelle Regioni inadempienti.