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Magdeburgo, auto sulla folla ai mercatini di Natale: due morti. I testimoni: «Cercava di fare inversione, voleva uccidere ancora. Sembrava la guerra»

20 ore fa 1
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Cioccolato caldo per i bambini, birra per i più grandi. Luci, giochi, più avanti babbo natale. In mezzo ai banchi e agli stand, la strada è gremita, bambini, famiglie, ragazzi, coppie, anziani. «A un certo punto abbiamo visto un Suv nero», dice un uomo sui quarant’anni, senza precisare il nome, come se il suo non lo ricordasse più. Quello che ricorda, che gli si è stampato negli occhi, è la targa di quell’auto grossa che non avrebbe dovuto trovarsi lì, non avrebbe dovuto superare il McDonald’s, proprio dove c’era la polizia, all’ingresso del mercatino: quell’auto aveva la targa di Monaco. E poi ricorda la ferocia con cui si è gettata sulla folla compatta, pestando sull’acceleratore, con l’intenzione di uccidere il più possibile, a destra e a sinistra, quasi inseguendo, quelli che cercavano scampo buttandosi sui lati.

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LA PAURA

«Si è scagliato sulla folla, non c’è stato né lo spazio né il tempo per provare a scansarsi, è passato come uno schiacciasassi - ha detto l‘uomo a WDR - E anche quando ha girato, uscendo dalla strada centrale del mercatino, ha cercato di continuare a colpire, puntando la gente che stava sul marciapiede, cercando di investire anche loro». I racconti dei primi testimoni dell’attacco di Magdeburgo hanno tutti lo stesso tono, stridulo, con la paura ancora viva, incollata alle immagini appena passate, e l’impossibilità di provare un vero sollievo per essere ancora lì, a poter raccontare. «Eravamo lì, nella zona più “incantata” del mercatino, quella che piace di più ai bambini», racconta a caldo una donna al “Mitteldeutsche Zeitung”. Lei ha sentito dietro di sé come delle grida soffocate, una specie di onda, un movimento che l’ha sollevata e spinta in avanti. Ha stretto d’impulso la mano di suo figlio e si è buttata di lato, verso destra. Ha fatto «un salto», dice. Mentre a sinistra, senza voltarsi, ha intravisto come «un colpo di vento» che scaraventava la gente per terra, e un’auto (ma era un’auto?) che sfrecciava dove sembrava impossibile sfrecciare, in mezzo e sopra le persone.

I CHIOSCHI

Solo le bancarelle di lato sembravano resistere e restare in piedi. Come il chiosco di hamburger. Il ragazzo al banco, che non smetteva di servire clienti da almeno due ore, ha raccontato di aver visto l’auto sfiorare il suo chiosco. In un attimo; il tempo di alzare lo sguardo mentre si alzavano anche le urla, non c’era più nessuno in fila, più nessuno in piedi davanti alla carne fumante. Solo grida e gente per terra: «Non ho avuto temo di pensare, tranne una cosa: è la guerra». Una famiglia ha assistito all’attacco dal marciapiede, in fondo all’Alter Markt. Stavano per venire via: troppa gente, troppe luci per il piccolino. Dall’angolo hanno visto il Suv nero guidare a zig-zag, sulla folla, «come per stendere il maggior numero di persone. Quando è arrivato in fondo, ha continuato a puntare la gente sui marciapiedi e poi ci è sembrato che cercasse di fare inversione, come per tornare sul luogo dove aveva appena fatto il massacro e uccidere ancora». È a quel punto che sono intervenute le forze dell’ordine e lo hanno fermato. Ma di quest’intervento la famiglia non ricorda niente.

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