ARTICLE AD BOX
«A 15 anni ero sul cornicione della finestra della mia cameretta, pronto a buttarmi giù. Oggi non sarei qui se non fosse stato per mia madre che mi ha fermato». Un racconto duro, lucido, affidato a queste poche parole piene di quella rabbia di chi, oggi, sta difendendo un diritto. E sa bene di cosa parla. La voce è di Marco Mancuso, consigliere 22enne del Pd nel comune di Vercelli, studente di scienze politiche all’Università Cattolica di Milano a due mesi dalla laurea. Oggi Marco è un ragazzo forte e coraggioso nel portare avanti la sua battaglia: ottenere il sostegno alla salute mentale degli studenti, con psicologi e psicoterapeuti al loro fianco. Il suo sfogo, con cui ha raccontato il tentato suicidio di 7 anni fa, è arrivato il 19 dicembre in consiglio comunale quando ha capito che l’emendamento che aveva presentato, dal suo posto all’opposizione, non era passato. «Ma il sindaco Roberto Scheda - racconta Marco - dopo il mio intervento mi ha guardato con le lacrime agli occhi e mi ha garantito di voler lavorare con me per fare qualcosa sui temi della salute mentale dei giovani».
LA STORIA
Il video dello sfogo di Marco Mancuso è diventato virale in poche ore: «non me l’aspettavo - racconta il 22enne - ho ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà ma anche di mamme e zie che mi parlano dei loro ragazzi in difficoltà. Proprio come ero io, ai tempi del liceo».
La storia dolorosa di Marco inizia infatti al primo anno del liceo classico di Vercelli, quando i suoi coetanei hanno iniziato ad escluderlo e a deriderlo: lui si occupava, oltre che delle versioni di greco e latino, anche di Musical.ly, la prima versione dei social in stile Tiktok. Questa sua passione non veniva compresa. Lui inizia a isolarsi, non parla più con nessuno e arriva il giorno in cui, mentre tutti i suoi compagni sono in gita, Marco apre la finestra della sua camera al settimo piano e si siede sul davanzale, con le gambe che ciondolano nel vuoto. Pronto al salto nel buio. «Fortunatamente mia madre quel giorno è tornata a casa prima, mi ha preso letteralmente per i capelli. Mi ha salvato. Non dimentico il suo sguardo: era bianca e sconvolta. La verità è che mia madre c’è sempre stata, aveva capito il mio disagio e voleva che cambiassi scuola ma io non l’avevo ascoltata. Non capivo che voleva darmi il suo aiuto».
Dopo quel momento è partita la richiesta di trasferimento al liceo delle scienze umane: «lì sono diventato rappresentante degli studenti - racconta il giovane consigliere - non avrei mai immaginato di riuscire a parlare davanti a tutti. Ora sono addirittura in consiglio comunale. Grazie anche al mio percorso di terapia: per questo chiedo che vengano aiutati i tanti giovani che soffrono di disturbi mentali, ansia o depressione. Serve un'assistenza pubblica, nel privato i costi sono elevati».
Mancuso sta preparando due esami e arriverà alla laurea, probabilmente a febbraio. Intanto però porta avanti la sua battaglia: «voglio dare voce ai fragili perché urlano il loro dolore e dobbiamo ascoltarli. È un dovere. Non sarò l’ultimo, lo so. Ma qualcosa deve cambiare».