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Mobili di lusso, design, lampadari: così i pezzi delle aziende italiane arredano il palazzo di Putin sul Mar Nero

6 mesi fa 7
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Mentre Vladimir Putin continua a minacciare l’Europa, tra esercitazioni nucleari annunciate ad hoc e un nuovo piano russo di sabotaggi su suolo europeo, l’Italia continua bellamente e senza remore a fornire design, mobili e arredi per il rifacimento del celebre Palazzo di Putin a Gelendzhik, sul mar Nero. Non siamo i soli, però: alacremente al lavoro per Putin sono anche aziende francesi, tedesche, americne, britanniche. Ma in fatto di mobili e design, si sa, i russi amano e vogliono l’Italia. Putin non fa eccezione.

Tra le aziende i cui pezzi sono nel palazzo putiniano ci sono il tedesco Knauf e il finlandese Tikkurila, mentre i mobili di lusso sono venduti da esclusivi marchi italiani. L’azienda tedesca Knauf è stata il principale fornitore di materiali di finitura: e almeno due dipendenti hanno confermato tutto ai giornalisti russi di “Proekt”. I rappresentanti di Knauf hanno visitato più volte il palazzo di Putin fino al completamento dei lavori. La carta da parati proviene dalla francese Ananbo. Gli impianti idraulici, principalmente, da produttori tedeschi come Jorger, Tece, Emco e Hansgrohe, ma Proekt informa che sono stati usati anche diversi marchi italiani, Gessi e Vismara Vetro, gli svizzeri Geberit e Laufen e l’azienda giapponese Omoikiri. Italiane sono anche le maniglie delle porte, di Colombo Design, oltre che dell’americana Sherle Wagner International.

Tra le lampade di design, compaiono nel palazzo prodotti della belga Modular, della cinese Osram, dell’italiana Flos, della spagnola Mantra e di Aromas del Campo. I lampadari, più costosi, vengono dall’italiana Arizz, Estro&Luminara e Il Paralume Marina, dalla francese Baguès e Baccarat e dall’inglese Vaughan,

Nel mobilio per Putin, l’Italia spopola: siamo o no amiconi di Vladimir Vladimrovich? Tra i mobili di lusso ci sono pezzi di Zanaboni, Scappini & C, Salda, Roberto Giovannini, Provasi, OAK, Mobili Di Castello, Angelo Cappellini, Andrea Fanfani, Jumbo Collection, Medea e Taillardat. “Proekt” fa notare che una semplice vetrina Zanaboni a palazzo costa 1,7 milioni di rubli ciascuna. Gli attrezzi da palestra sono italiani, della Panatta sport, americani (Hoist), neozelandesi (Les Mills)

Nessuno, tranne la Gebberit, ha risposto al “Proekt”. Gebberit ha spiegato che «dall'inizio della guerra ha ridotto drasticamente le sue attività in Russia», smettendo di vendere nel paese, ma non poteva impedire la fornitura dei suoi prodotti prodotti provenienti da paesi terzi.

Ci sono anche dettagli che dicono della torsione nazionalista e ultra-ortodossa del putinismo: nella stanza dove – secondo il progetto svelato dalla celebre inchiesta del Team Navalny – era previsto un casinò, uno striptease e una sala giochi (nel 2010), ora c’è una cappella che ospita un’icona di San Vladimir, il patrono celeste di Putin. Una delle sale principali del palazzo è ora decorata con dipinti che raffigurano battaglie e cadaveri (uno dei dipinti è intitolato abbastanza sinistramente: “Chi viene da noi con la spada, perirà di spada!”, frase, pare, coniata da Putin stesso).

Dopo lo scandalo succeduto alle rivelazioni di Andrey Kolesnikov (nel 2010) sul “Palazzo di Putin”, il palazzo venne ufficialmente rilevato dall’oligarca Alexander Ponomarenko nel 2011, ma per “Vedomosti” l’acquisto era in realtà avvenuto con i soldi di “Transneft”. Il team Navalny mostrò, con documenti, che il palazzo viene ancora mantenuto con i soldi delle aziende statali Rosneft e Transneft e, dopo la pseudo vendita, è rimasto la residenza di Putin. Nel 2020, quando uscì la celeberrima inchiesta del team Navalny, dieci giorni dopo (quando l’inchiesta aveva già ottenuto milioni di visualizzazioni), Arkady Rotenberg se ne uscì a dire che il palazzo di Gelendzhik era in realtà suo, e lo avrebbe trasformato in un hotel.

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