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Per mesi è stata insultata, offesa e minacciata. Poi sono arrivate anche le botte. E tutto per aver scelto di togliersi il velo. È questo l’incubo di una ragazzina di origini marocchine, residente nella Bassa Modenese, che a 15 anni si è trovata costretta a denunciare tre compagne di scuola per i reati di stalking e lesioni aggravate in concorso. Le coetanee, a loro volta di religione musulmana, non avrebbero infatti mai accettato la decisione dell’amica di scoprire il capo, decidendo di fargliela pagare per settimane, fino a farla finire in ospedale in seguito a un violentissimo pestaggio. Sul caso è stato aperto un fascicolo di indagine dalla Procura dei minori di Bologna, già al lavoro per tentare di ricostruire esattamente la vicenda e attribuire eventuali responsabilità. Le tre 15enni, tutte provenienti da famiglie marocchine come la vittima, sono già state ascoltate nei giorni scorsi dagli inquirenti.
LA VICENDA
Stando a quanto messo a verbale dalla studentessa in sede di denuncia – e ricostruito dal quotidiano Il Resto del Carlino -, tutto sarebbe cominciato la scorsa primavera. È stato allora, infatti, che la giovane, in accordo con la famiglia, ha deciso di togliere il velo. Dopo averlo portato per anni, secondo la prescrizione dell’Islam, era arrivata alla conclusione di fare questo passo. E naturalmente aveva voluto condividerlo anche con quelle che considerava tra le sue amiche più strette. A maggio, in particolare, avrebbe chiesto loro un parere estetico, domandando se le donassero i capelli sciolti, e successivamente le aveva anche informate della decisione presa. Da quel momento, tutto è cambiato all’improvviso. Senza mai fare riferimenti espliciti alla questione del velo, le tre ragazze avrebbero cominciato a prenderla in giro e a insultarla, sia di persona che attraverso i social, dove la giovane sarebbe stata addirittura paragonata a una prostituta. Un cambio radicale di atteggiamento nei suoi confronti e un accanimento sempre più violento presto sfociati in veri e propri atti di bullismo. Al punto che la 15enne aveva addirittura il timore di andare a scuola da sola e chiedeva alla sorella di essere accompagnata fino all’ingresso. Con l’arrivo dell’estate e le vacanze, nonostante lo stato d’ansia e il terrore della studentessa che l’avevano portata addirittura a rivolgersi a uno psichiatra, la situazione sembrava migliorata. In quel periodo, almeno, non era costretta ad avere a che fare con le compagne quotidianamente. A settembre, però, è ricominciato l’incubo e stavolta in modo ancora più pesante.
L’AGGRESSIONE
Con la ripresa delle lezioni, infatti, la situazione sarebbe degenerata ulteriormente, fino ad arrivare a un feroce pestaggio fuori dalla scuola. Lì le ex amiche della 15enne le avrebbero teso un agguato, accerchiandola e prendendola di mira. Una di loro, in particolare, le si sarebbe scagliata contro tirandole i capelli, spintonandola e prendendola a schiaffi ripetutamente. Per le ferite la 15enne era stata portata anche al pronto soccorso, dove i medici avevano stabilito una prognosi di dieci giorni. A quel punto, prima che potesse accaderle qualcosa di ancora più grave, la ragazza ha deciso di denunciare tutto alle forze dell’ordine.
LE INDAGINI
La Procura dei minori di Bologna, dopo avere ascoltato la testimonianza della giovane vittima. ha indagato le tre ragazze per atti persecutori e lesioni, quest’ultimo reato aggravato dalla giovane età della ragazzina e per aver commesso il fatto vicino a una scuola. «La mia assistita – ha detto l’avvocato Vincenzo Pantera, che difende la ragazza che si sarebbe più accanita nel pestaggio– è stata sentita nei giorni scorsi e ha avuto modo di chiarire la propria posizione. Ha risposto alle domande che le sono state rivolte e avrà anche modo, se ce ne sono stati, di comprendere eventuali errori commessi. Le indagini sono ancora in corso». A commentare la vicenda è intervenuto il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambretti. «La fede religiosa è un fatto personale e non può essere contestata. Ma che tre ragazzine prendano di mira una quindicenne, colpevole di non voler più indossare il velo, passando dal bullismo all’aggressione fisica, è un fatto di una gravità estrema su cui dobbiamo riflettere. Non siamo nell’Iran degli Ayatollah ma in un paese democratico». I giovani, ha aggiunto, «rappresentano il futuro e hanno la forza dirompente di chi vuole uscire dall’oscurantismo medievale: togliendosi il velo, quella ragazza ha fatto un grande gesto e non posso che ammirarla».
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