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Morte di Luca Palmegiani: lo sgomento degli amici, l?ultima chiacchierata e una proposta

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«Se a Latina non mi dedicate manco una via, m'arrabbio...». Tra i tragici messaggi che ha postato su Instagram poco prima di cadere giù dal terzo piano, Luca Palmegiani ne ha riservato uno anche alla sua città. Con l'ironia che lo contraddistingueva, ha riservato un pensiero alla luogo dove era nato, cresciuto, e dove aveva mossi i primi passi della sua vita politica, spinto dalla genuina voglia di cambiare le cose malgrado la giovane età.

«Aveva una capacità innata di leggere e comprendere le dinamiche politiche e di partito. Poi, talvolta, sbagliava su come servirsene a causa della sua giovinezza, ma aveva questo talento – il ricordo di Stefano Cardillo, coordinatore comunale di Forza Italia, lo stesso partito in cui militava Luca -. Siamo diventati amici perché condividevamo la stessa visione della politica e della vita. Parlavamo spesso, avevo sentito la sua fragilità, la nostra stessa capacità di sentire in maniera esasperata il nostro intorno. Io tentavo di trasmettergli ciò che avevo imparato, parlandogli con sincerità e immedesimandomi in lui perché erano esperienze che io avevo già vissuto. Ma lui alla sua età era molto più avanti di me alla sua. Solo l'altro ieri eravamo a cena io, lui e un altro amico, e abbiamo parlato di futuro, delle cose che avevamo da fare. Mi ha chiesto di andare a Roccaraso, gli ho detto che non potevo, e allora mi ha fatto promettere che ci saremmo visti al ritorno. Dopo quello che è accaduto sabato, con l'altro ragazzo che era a cena con noi ci siamo chiesti: “Ma tu hai percepito qualcosa?”. La risposta è stata la stessa per entrambi: no, abbiamo parlato di futuro. E allora cosa è successo? Ecco, questo ci affligge. Possibile che quella sera, quell’ultima sera, non abbiamo percepito nulla?».

L'altro amico che era seduto al tavolo con Luca, Stefano Vanzini, giovane militante del Pd racconta: «Quando ho ricevuto la notizia non riuscivo a crederci. La mente si rifiutava di accettarla, ma il cuore, in qualche modo, aveva già capito. A cena mi aveva raccontato dei suoi sogni a Milano, dei progetti politici, del lavoro con Letizia Moratti, della casa… Mi aveva invitato a febbraio per ancdare a vedere Milan-Roma. Sembrava che il futuro finalmente avesse in serbo cose belle per lui, eppure qualcosa si spegneva silenziosamente, senza che nessuno se ne accorgesse. La politica, che tanto amavamo, forse lo ha inghiottito. È un mondo che ti usa come pedina, ti chiede sacrifici, ma non gli ha mai dato quello che davvero cercava: un po’ di pace, un po’ di respiro. Condividevamo sogni, ideali, ambizioni: giovani, pieni di progetti e di speranze. Volevamo fare qualcosa di grande per la nostra città. Nonostante facessimo parte di schieramenti diversi, negli anni avevamo instaurato un rapporto di sincerità, apprezzando le qualità l'uno dell'altro. Ci era capitato spesso di parlare delle difficoltà della nostra generazione di affermarsi in questo territorio, in politica e non solo. La cosa più bella, e che ci ha unito di più, è stato proprio l'amore per Latina».

«Avevamo una relazione politica molto dura, schietta, ma che derivava dal fatto che entrambi avevamo grande passione e amore per la città – gli fa eco Valeria Campagna, consigliera comunale del partito democratico -. Da questa passione derivavano i momenti di confronto aspri e netti, ma sempre con rispetto reciproco, consci che entrambi ci spendevamo per la città. In tutte le campagne elettorali è sempre stato promotore di iniziative di confronto politico fra forze diverse, soprattutto in quella del 2021». Vale a dire quella che Luca visse fianco a fianco con Lorenzo D'Erme, altro giovane allora candidato: «Dopo la sconfitta alle elezioni venne da me, ci abbracciamo forte e mi disse: "Anche se abbiamo perso, abbiamo trovato una bella amicizia"».

Con loro anche Gioanna Troplini, che di Luca non dimentica «la gentilezza, la disponibilità, la voglia di essere il primo a tendere una mano verso l'altro e a farmi sentire a proprio agio in questo mondo», e con Marco Maestri, che ricorda invece la mattina dopo lo spoglio: «Ci vedemmo per un caffè e mentre piangeva disse: nonostante l'amarezza, sono ancora più determinato a fare politica. La prima battaglia che facemmo insieme fu per la biblioteca: sarebbe bello se adesso una sala portasse il suo nome».

Fabrizio Scarfò

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