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Emmanuel Macron ha scoperchiato il vaso di Pandora. Quando il presidente francese, nei giorni scorsi, è tornato a prospettare la possibilità di inviare in Ucraina personale militare della Nato, non ha solo riacceso il dibattito sulla cosa in sé, ma ha fatto luce, con le sue parole, su una circostanza plausibile di cui fino ad ora non si era parlato apertamente: e, cioè, che i soldati della Nato sono già in Ucraina, in alcuni casi lo sono già da diversi mesi. Anche se, va precisato, non hanno un ruolo bellico attivo.
La conferma è arrivata dal ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski che l'8 marzo, in una conferenza a Varsavia, lo ha spiegato senza giri di parole. «I soldati della Nato sono già presenti in Ucraina. E vorrei ringraziare gli ambasciatori di quei Paesi che hanno corso questo rischio. Questi Paesi sanno chi sono, ma contrariamente a quanto hanno fatto altri politici, non rivelerò i loro nomi». Già, perché in realtà la presenza dell’Alleanza atlantica sul campo era stata confermata – a metà strada tra l’ammissione e la gaffe – dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che annunciando che la Germania non avrebbe fornito a Kiev i propri missili Taurus a lunga gittata, ha spiegato che la decisione era stata presa perché ciò «avrebbe richiesto l’invio in Ucraina dei nostri tecnici militari per la programmazione di queste armi, com’è avvenuto per gli Storm Shadow franco-britannici».
E, d’altra parte, la presenza di personale specializzato occidentale era stata confermata già nell’ottobre del 2022, quando il portavoce del Pentagono, il generale Pat Ryder, spiegò che gli Stati Uniti avevano rappresentanti militari di stanza nelle zone di guerra. Documenti riservati del Pentangono divenuti pubblici nell’aprile 2023, confermarono che, oltre agli Stati Uniti, anche Francia, Gran Bretagna, Lituania e Paesi Bassi avevano sul campo membri delle forze armate nelle rispettive ambasciate. Un totale di circa 100 persone.
Presidio storico
In realtà, come ha ricordato il 10 marzo scorso il presidente ceco Petr Pavel, generale in pensione ed ex presidente del comitato militare della Nato, i soldati dell’Alleanza sono in Ucraina da oltre dieci anni, ben prima dell’invasione di Putin insomma. Non in unità di combattimento ma come istruttori per l'esercito esercito di Zelensky. Il riferimento è allabase di Yavoriv, vicino al confine con la Polonia, dove un accordo tra Nato e Kiev ha consentito il passaggio di 1.000 soldati provenienti da 15 paesi. Base che è stata tra le prime bombardate dai russi, nel marzo 2022: gli ucraini parlarono di 61 morti, la Russia disse che in realtà erano 180 e molti erano stranieri.
Per quanto sia impossibile ragionare su numeri certi, gli analisti di guerra sono abbastanza concordi nel ritenere scontata la presenza di informatori della Nato sul campo. La loro funzione è fornire ai rispettivi governi un quadro diretto della situazione sul campo – e non mediato dalla propaganda delle parti in causa – oltre che relazionare sull’efficacia delle armi fornite o su eventuali problemi legati al loro utilizzo. Importante anche la funzione di “vigilanza” sugli aiuti militari concessi, onde evitare usi impropri o comunque non rientranti negli accordi presi prima dell’invio delle forniture stesse. Si tratta in maggioranza di militari in pensione che si sono mischiati ai volontari arruolati nelle forze armate ucraine. Tuttavia sono tutti concordi nel ricondurre queste presenze alle iniziative dei singoli Stati, senza una regia centrale della Nato.