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Pietro Senaldi 05 maggio 2024
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«Il clima che si respira? Pessimo. Non voglio usare cautele linguistiche: stiamo rivivendo gli anni Trenta del secolo scorso, ma in peggio. Stavolta infatti il delirio non coinvolge solo una o due nazioni, ma tutto il mondo occidentale, dalle università americane a quelle italiane, passando per Parigi...».
Cosa sta succedendo?
«Il 7 ottobre, il genocidio degli ebrei a opera di Hamas, ha fatto da detonatore a una nuova esplosione dell’antisemitismo di massa. L’obbrobrio sadico perpetrato dai terroristi islamici ha scatenato un odio nei confronti delle vittime anziché verso gli aguzzini: chiamiamo “resistente” il boia e “oppressore” il perseguitato».
Perché avviene tutto questo?
«Perché l’Occidente si odia, da sempre. Anche il comunismo e il fascismo avevano alla base l’odio dell’Occidente per se stesso e il proprio modello sociale, complesso, competitivo, valoriale e democratico».
Si possono definire fascisti gli studenti che sfilano contro Israele nelle università americane ed europee, o è più appropriato definirli comunisti?
«Io direi che sono nazicomunisti. Come i nazisti di Hitler, vogliono sterminare gli ebrei, anche se stavolta non è un odio etnico. L’ebreo incarna il simbolo dell’Occidente, del successo, della ricchezza, della forza militare; per questo è oggetto di diffamazione ed è ridiventato un bersaglio sociale, come ai tempi di Hitler, che delirava sui protocolli dei savi di Sion».
Scrittore e giornalista, ex vicedirettore del Corriere della Sera, Pierluigi Battista è un fiume in piena: «Nel Giorno della Memoria hanno insultato Lilliana Segre, deportata bambina ad Aushwitz. La Shoah ha esaurito il proprio credito nel mondo, non gliene importa più nulla a nessuno. L’ebreo, per decenni intoccabile solo in quanto tale, è diventato allo stesso modo un bersaglio. Quello di cui non mi capacito, è che tutto questo sta avvenendo nel silenzio complice del mondo della cultura. Da Science-Po hanno cacciato una studentessa solo perché ebrea ed Enrico Letta, che lì è stato professore per sette anni, non ha detto nulla. Alla Sapienza non hanno fatto parlare l’anchorman David Parenzo perché ebreo mentre a Napoli hanno zittito il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, perché vicino a Israele, e a sinistra nessuno si è indignato, benché si trattasse di personalità vicine a quel mondo».
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Il futuro sarà anche peggio, stando alle previsioni del giornalista, «perché l’Occidente sembra non avere gli antidoti per reagire a tutto questo. Mi piacerebbe si aprisse una battaglia culturale aperta su quanto sta accadendo, invece pare che tutto venga accettato in quanto ovvio, inevitabile». Il mondo sembra così andare incontro a una nuova era terribile, di cui quelle di questi giorni potrebbero essere solo le avvisaglie. E nel dibattito pubblico italiano, ma anche europeo, visto che siamo sotto elezioni per rieleggere il Parlamento dell’Unione, a Bruxelles, della caccia all’ebreo in corso nel Continente non c’è traccia».
Come siamo arrivati fino a questo punto?
«È il portato della cosiddetta ideologia woke, nata negli Stati Uniti, che separa il mondo in oppressi e oppressori, in base agli avvenimenti degli ultimi secoli. Ai primi è concesso tutto, in un’ottica di risarcimento storico, perfino sgozzare e violentare le donne. I secondi devono solo subire. L’applicazione pratica di questa teoria porta a un cortocircuito culturale e sociale: femministe, donne come Joanne Rowling, l’ideatrice di Harry Potter, sono messe all’indice perché pretendono di essere definite solo loro donne, e pertanto, secondo i sacerdoti del woke, negherebbero i diritti dei trans».
Chi sono i burattinai di quanto sta accadendo?
«Non esistono. Sono fenomeni storici che nascono spontaneamente. Il guaio è che avvelenano il clima, creano tensione nel mondo e possono originare in qualsiasi momento effetti in grado di scatenare conflitti planetari, un po’ come il noto attentato di Sarajevo, dal quale scaturì la Prima Guerra Mondiale».
Il mondo progressista ha delle responsabilità nel cavalcare questi nuovi nazicomunisti delle università?
«La responsabilità è non avere il coraggio di condannarli con decisione e prenderne le distanze, come sta finalmente facendo in questi giorni il presidente americano Joe Biden, arrestando migliaia di facinorosi nelle università. Una reazione a difesa della democrazia e della libertà, tutt’altro che autoritaria; il solo antidoto possibile. Mi si lasci confidare il timore che, qualora a novembre Donald Trump vincesse la corsa alla Casa Bianca, la situazione potrebbe peggiorare. Non devono essere personalità autoritarie ad applicare la dottrina legge e ordine».
Perché la nostra sinistra è indulgente con i movimenti anti-israeliani?
«Non sopravvalutiamola, la nostra sinistra è priva di fenomeni, basta guardarne in faccia gli esponenti, sono degli scappati di casa. Probabilmente non stanno neppure capendo cosa accade. Sono tutti ancora sotto choc per i fischi al segretario della Cgil, Luciano Lama, alla Sapienza nel 1977, hanno paura di andare contro i giovani, temono di essere definiti codini e reazionari, sono vittime della retorica della bellezza della rivoluzione dei giovani, ai quali non si deve mai rimproverare nulla».
Inconsapevolezza, sfruttamento della protesta in chiave anti-governativa, antisemitismo, menefreghismo nei confronti degli ebrei o che altro?
«Soprattutto tanta impreparazione: non capisci cosa accade e fai come gli struzzi, tiri giù la testa e vai avanti, magari con qualche formuletta ingiallita dal tempo e con schemi obsoleti. La nostra politica si distingue per pavidità: nessuno esce mai dal seminato e affronta i problemi di petto».
La sinistra sta giocando con il clima pesante?
«Più che altro penso che le sfugga. Sottovaluta e non vuole mettersi contro. Guarda ad altro, preferisce rilanciare sull’antifascismo, un tema che interessa solo il circolino mediatico e che rispunta ogni 25 aprile e ogni 2 agosto all’anniversario della strage di Bologna, ma che non ha alcuna presa sulla stragrande maggioranza degli italiani, che ben sa che il fascismo non è d’attualità e la battaglia antifascista serve solo a coprire il vuoto di idee e programmi dell’attuale opposizione».
Cari professori, da che parte state?
Però la censura di Scurati ha fatto parlare tanto...
«Siamo al 4 di maggio ed è tutto già finito. Se Scurati avesse parlato in Rai, senza subire stupide censure, non se lo sarebbe filato nessuno. Invece, siccome non lo hanno voluto, gli hanno dato dieci giorni di pulpito, ma la cosa è morta lì».
Ci sono analogie con la protesta studentesca del Sessantotto?
«A me rimbalza agli occhi soprattutto una grande differenza. Noi eravamo anche dei contestatori, in molti erano anche estremisti e comunisti, ma almeno idealmente eravamo animati da un afflato di libertà. I contestatori di oggi hanno il culto dell’autoritarismo. Vivono in un mondo libero ma hanno come idoli gli ayatollah iraniani, Putin, i campioni dell’autoritarismo. Non posso che trarne la conseguenza che ai giovani in piazza non importa nulla della libertà. L’Iran lo sa bene, infatti si propone come loro faro, attaccando Biden in nome del diritto di protestare. Da che pulpito...».
I sessantottini libertari mi pare una forzatura...
«Quantomeno volevamo scardinare i vincoli di una società ingessata. Ogginoi assistiamo al mondo lgbt che sta con Hamas e Teheran contro Israele, benché in Iran gli omosessuali vengano impiccati in piazza e anche a Gaza non se la passino bene».
E se traessi da tutto questo la considerazione che la nostra sinistra è antisemita?
«È grave che sia passiva e faccia finta di nulla di fronte a un antisemitismo così violento. Non lo so, certo il dubbio che abbia insito il tarlo dell’antisemitismo lo nutro anche io. Capisco che 35mila morti a Gaza siano uno scandalo e penso si possa protestare in loro favore. Ma come mai gli studenti non hanno protestato per le bombe di Putin contro gli ospedali dei bambini a Mariupol? E perché nessuno è sceso in piazza per lo sterminio dei siriani ad Aleppo? Trecentocinquantamila morti ad opera dei russi e dello stesso Assad per combattere l’Isis».
E degli studenti, cosa si può dire?
«Che sono degli ignoranti. Non sanno neppure che il Gran Muftì di Gerusalemme era alleato di Hitler per sterminare gli ebrei. Il 25 aprile fischiano la brigata ebraica, che nella liberazione dell’Italia ha avuto un ruolo fondamentale».